Notizie metropolitane Genova: Il ‘Preludio del tempo’ di Mario Vidòr al Museo Tubino di Masone
Fino al 24 settembre la mostra fotografica dell’autore di origine veneta, che nella settimana di Ferragosto sarà aperta tutti i giorni anche in orario serale.
E’ in corso al
Museo Tubino di Masone una mostra fotografica personale di
Mario Vidòr dedicata al tema del
tempo: promossa dall’
Associazione Amici Museo di Masone, la mostra celebra il ventennale della
Rassegna internazionale di fotografia che si tiene nel piccolo paese della Valle Stura.
Dal 2011 cittadino onorario di Masone, Mario Vidòr, nato nel 1948 a Farra di Soligo (Treviso), da molto tempo sostiene generosamente le iniziative del museo. Dalle prime esperienze pittoriche negli anni Ottanta, la sua attenzione si è in seguito focalizzata sulla fotografia. Dal 1982 la sua ricerca, partendo dalla lezione dei maggiori maestri dell’immagine, si è sviluppata lungo due principali direzioni: l’indagine storico-scientifica e il linguaggio creativo. Alla prima pubblicazione ‘Sulle terre dei Longobardi’ (1989), sono seguiti altri volumi di fotografia e alcune originali cartelle foto-litografiche. Innumerevoli le mostre di sue opere, in Italia e all’estero.
La raccolta fotografica dal titolo ‘Preludio del tempo, prima’, sarà allestita fino al 24 settembre il sabato e la domenica dalle 15.30 alle 18.30 e durante la settimana di Ferragosto tutti i giorni dalle 15.30 alle 18.30 e dalle 20.30 alle 22.30 (per le visite infrasettimanali e dei gruppi organizzati, telefonate a Gianni Ottonello, 347-1496802, museomasone@gmail.com).
Mario Vidor nella realizzazione di questa sua ultima ricerca ritorna sul tema a lui caro del tempo, che già aveva esplorato con il tempo assente, il tempo perso e quello urgente, il tempo andato e quello ancora ignoto… Ora si rivolge al preludio, una precisa frazione del tempo che sta sospesa, che anticipa e attende l’evento. Gli scatti in mostra sono silenzi parlanti che trattengono il visitatore in quella frazione del tempo situato nell’attesa del nuovo, in quel momento che non dura e che spesso viviamo nella corsa e nella distrazione: tracce di passaggi sulle rive sabbiose o sugli scogli raccontano il trascorrere dei giorni lontano dai porti. Niente è fermo. Niente è del tutto nuovo. Sulla spiaggia i bagnanti si riparano sotto gli ombrelloni prima dell’arrivo della pioggia; prima del disordine creato dal vento, passeggiano nella foschia sabbiosa, tra le dune selvatiche improvvisamente distanti. Giocano ancora per un poco i ragazzi, inseguendo una palla e un’idea. Ovunque lo spazio è occupato dal grigio che però non si eleva, non combatte la luminosità che risplende in alto. L’effetto è straniante. Tutto suggerisce di correre al riparo. Manca poco al cambiamento.
Fonte: Notizie Metropolitane Genova