Notizie metropolitane Genova: Teli della Passione, un tesoro di lino e indaco nel Blu di Genova (video di Tabloid)
Al Museo Diocesano di Genova le uniche testimonianze, di proprietà dello Stato, rimaste dal ‘500 di un’arte straordinaria che con queste opere pittoriche allestiva nelle chiese genovesi e liguri apparati per i Sepolcri della Settimana Santa.
Hanno una storia antica e complessa i quattordici e straordinari Teli della Passione al Museo diocesano di Genova, testimoni unici e preziosissimi di una tradizione artistica e devozionale molto fervida in Liguria fra XV e XVII secolo.
Realizzati in origine per la chiesa benedettina del Boschetto in Valpolcevera, sono passati in mani private nell’800 con la soppressione napoleonica e poi prestati dai proprietari ad alcune chiese genovesi, sempre per creare Sepolcri nella Settimana Santa. E prima che il Ministero dei Beni e Attività culturali li acquistasse nel 2001 Genova aveva rischiato di perdere questi tesori.
“I Teli della Passione – ricorda Franco Boggero, storico dell’arte della Soprintendenza della Liguria – negli anni ’80 del secolo scorso passano sul mercato antiquario e anche presentati a un’asta. Alla seconda tornata d’asta vengono acquistati e finalmente arriva, ormai vincolati dallo Stato, la prelazione del Ministero che decide, secondo me giustamente, di esporli dove potevano essere ben esposti e fruiti, al Museo Diocesano di Genova.”
Queste opere artistiche, molte davvero monumentali, per la Settimana Santa affascinano studiosi e visitatori anche per i misteri che li circondano.
“I misteri – conferma Franco Boggero – sono tanti. A partire da quello sull’esatta sistemazione originaria di questo complesso perché sul retro dei Teli ci sono dei legacci e fanno pensare che potessero essere sistemati intorno a uno scheletro di legno, creando una specie di padiglione, o casetta, all’interno della chiesa”.
Le sofferenze di Cristo incoronato di spine, i gesti e il dolore delle pie donne e degli apostoli, i panneggi e le partiture architettoniche aleggiano, bianche e quasi sussurrate, sull’affascinante e unico Blu di Genova dello sfondo, dove l’indaco tinge il lino.
“La particolarità dei Teli infatti – dice Paola Martini, direttrice del Museo Diocesano di Genova – è anche la tecnica con cui sono stati eseguiti. Si tratta di teli di lino, com’è stato appurato dalle indagini scientifiche condotte nella prima tornata di studi che ha coinvolto Marzia Cataldi Gallo, la storica dell’arte che li ha scoperti e studiati in modo approfondito”.“Le indagini scientifiche hanno rivelato un telo di lino tinto con indaco e dipinto a biacca, una tempera di colore bianco. Gli artisti hanno utilizzato il bianco su fondo blu per dare lume, dando le parti in aggetto con una tecnica estremamente fascinosa.”Un gruppo, forse il più monumentale risale al 1538. Un secondo gruppo è più o meno coevo, mentre altri tre Teli sono stati sicuramente aggiunti in epoca successiva, probabilmente tardo secentesca o settecentesca. “Sui teli si è lavorato anche in tempi diversi – dice Paola Martini – e la superficie che doveva essere dipinta era così imponente per cui possiamo anche pensare a più mani che vi hanno lavorato. Di sicuro Marzia Cataldi Gallo ne ha evidenziate due: quella di Teramo Piaggio, un maestro del primo ‘500, fra l’altro era molto interessato alle incisioni di Durer che ritornano anche nella redazione di questi Teli, e quella di Giovanni Cambiaso, ma altri maestri sono ancora in fase di scoprimento e individuazione”.
Le ricerche degli storici dell’arte della Soprintendenza Franco Boggero e Alfonso Sista sugli antichi cartelami, apparati scenografici legati ai riti della Settimana Santa e sul loro recupero in Liguria e nel Mediterraneo dicono anche che opere analoghe ai Teli della Passione erano diffuse in altre chiese genovesi e liguri.
“Questa grande ricerca iniziata con lo studio dei cartelami – dice Paola Martini – ha appurato che strutture simili a questi Teli fossero ad esempio nella chiesa di Quezzi, in quella di San Giovanni di Pre, nella chiesa del Carmine oppure nella chiesa di Alassio. Purtroppo non è rimasto più nulla di quegli apparati effimeri. I Teli della Passione che abbiamo qui sono l’unica testimonianza dell’abitudine di allestire questi teatri sacri. Sono estremamente preziosi appunto perché rari e averli ancora qui e poterne ancora ragionare e presentarli è sicuramente un’occasione importantissima”.
Fonte: Notizie Metropolitane Genova