Alle origini della nostra civiltà : uno schizzo di arte albissolese
Il commento di Christian Flammia
Per la nostra rubrica culturale “Alle origini della nostra civiltà”, pubblichiamo uno schizzo di arte albissolese, databile intorno agli anni ’60. Questo schizzo porta con sè l’odore dell’arte albissolese. La sua provenienza, Albisola, il tratto, i contenuti, fanno pensare ad un’idea buttata giù dall’artista, magari per tradurla poi nella decorazione di un piatto in ceramica. Il groviglio nodoso posto in basso richiama all’arte arcaica ed a un concetto ancestrale: la vita e la realtà viste come un insondabile e aggrovigliato coacervo di complessità ai limiti dell’inconoscibile. E’ l’angoscia il tratto fondamentale del nodo ed è in linea con esperienze post belliche, con la conoscenza degli stermini di Auschwitz, con l’orrore della morte violenta imposta agli innocenti. Auschwitz è anche un simbolo del male, ma, sembra dirci l’autore, esso è il prodotto del passato ed è su una linea circolare che ci porta al futuro. Non è possibile sconfiggere Auschwitz perché esso è dentro di noi. La linea circolare, ripetuta nella parte alta del disegno, non ha delle direzioni univoche, essa si corrompe passando per gli infiniti interstizi della nostra interiorità e, così passando, si attorciglia ricevendo ad ogni strozzatura una complessità a cui non sappiamo rispondere. Si estrae da questo disegno l’ispessirsi della concezione del circolo sognato dallo Zarathustra di Nietzsche. Là, nel sogno si deve eternamente passare sotto la porta dell’attimo, qui il ritorno dell’uguale si distorce ad ogni chiusura del cerchio e, appunto, diventa un nodo inestricabile. C’è una speranza? Sembrerebbe di no perché l’uomo è comunque condannato ad essere tale e, pure nel gioco infinito di specchi che sembra deviarci da questa semplice constatazione, è ancora e sempre fatto di una materia primordiale che non consente riscatto. Se poi proprio dobbiamo trovare un significato alla nostra esistenza, significato che non ci riscatta dalla nostra indole sanguinolenta, questo risiede nell’arte e, cioè, nei segni che fin dall’alba dell’essere umano, si sono incisi sulle rupi e che, oggi, si trasformano in altri e simili segni che vorrebbero almeno un po’ consolarci.
Christian Flammia – 01 03 2018