Venerdì, le celebrazioni e la presentazione dell’opera.
LA VIA CRUCIS DELLA CAPPELLA A BORDO DELL’EUGENIO C. DONATE ALLA CHIESA DI N.S DEL CARMINE E SANT’AGNESE
Venerdì 9 marzo alle ore 17.30 le celebrazioni e la presentazione
Venerdì 9 marzo alle ore 17.30 presso la Chiesa di N.S. del Carmine e Sant’Agnese si svolgeranno le celebrazioni e la presentazione delle 14 sculture in bronzo che hanno come soggetto le stazioni della Via Crucis realizzate nel 1966 dallo scultore veneto Ferruccio Quaia per la Cappella della t/n Eugenio Costa.
L’opera, che faceva parte degli oggetti posseduti dall’Archivio Storico della Famiglia Costa, è stata donata alla Parrocchia di N.S. del Carmine e Sant’Agnese per la sua vicinanza al porto. La Parrocchia infatti storicamente ha costituito un privilegiato punto di riferimento religioso per il mondo marittimo genovese, come dimostrano numerose documentazioni storiche che attestano il rapporto tra i “camalli” del porto di Genova e la comunità del Carmine.
Un rapporto che risale alla seconda metà del secolo XIV: nell’ampliamento della chiesa della prima metà di quel secolo che la portò ad avere tre navate, accanto alle cappelle laterali costruite con le donazioni delle grandi famiglie genovesi, quella nella navata sinistra, prossima all’altare maggiore, fu realizzata a cura della Compagnia dei Caravana del Porto di Genova, nel 1340, anno in cui fu fondata.
La presentazione di venerdì 9 marzo prevede alle ore 17.30 la celebrazione della Via Crucis cui seguiranno una relazione dell’Architetto Giovanni Battista Varese sullo scultore Ferruccio Quaia e una lettura di Guido Conforti del testo di Paul Claudel sulle quattordici meditazioni del Cammino della Croce.
La donazione risponde alla volontà di valorizzare come patrimonio comune opere realizzate per una nave, l’Eugenio C., che per le sue eccezionali caratteristiche, da quando ha cessato la sua attività, ancora viene ricordata non solo in Italia ma anche all’estero. I genovesi, in particolare, ricordano questa nave per il contributo dato alla città come fonte di lavoro e all’immagine della città in campo internazionale, coem dimostra la memoria di artigiani del quartiere del Carmine che hanno lavorato sulla Eugenio C. durante la permanenza in porto per le consuete manutenzioni.
La Famiglia Costa, pensando ad una localizzazione in città della Via Crucis della Cappella dell’Eugenio C., ha ritenuto che non ve ne fosse altra migliore, per l’accostamento di quest’opera legata alla più recente storia delle attività marittime genovesi con i ricordi storici della portualità ancora presenti nella Chiesa del Carmine.
Un approfondimento storico
La Compagnia dei Caravana, cui era stata concessa l’esclusiva delle più importanti banchine del porto, era composta esclusivamente da lavoratori immigrati dalle valli bergamasche, a riconoscimento della loro capacità nelle operazioni di imbarco, sbarco e maneggio delle merci; pertanto essa utilizzava anche la denominazione Società dei Facchini Bergamaschi o anche Compagnia Bergamasca.
Oltre ad essere ottimi lavoratori, i componenti della Compagnia erano anche molto religiosi, per cui la Chiesa del Carmine di fatto, anche per la sua prossimità al porto, divenne il punto di riferimento non solo religioso, ma anche sociale della loro comunità. Per le loro opere caritatevoli i camalli erano molto ben visti non solo dai frati Carmelitani, ma anche dalla cittadinanza; è significativa, in merito, la concessione avuta nel 1464 di realizzare, vicino alla Chiesa, due sepolcri riservati alla sepoltura dei soci e dei loro familiari. Di fatto, quindi, la comunità costituita dalle famiglie dei “camalli” che gravitavano al Carmine erano un punto di riferimento per l’intera comunità del quartiere.
La tradizione dei principi di mutuo sostegno, di assistenza e anche di religiosità si sono tramandati in tutti i 612 anni di vita della Compagnia dei Caravana, disciolta da un D.M. del 12 dicembre 1952.
La Cappella del Crocifisso e le diverse lapidi presenti, oltre che nella Cappella anche in altri locali (significativa quella che ricorda il trasporto in lettiga sulle loro spalle di Papa Pio VII, il 4 maggio 1815, dalla chiesa dell’Annunziata alla loggia del palazzo Negrotti- Cambiaso, per la benedizione pontificia alla popolazione) testimoniano la continuità di questo rapporto tra la Compagnia, la Chiesa, il porto e la città, ma lo spirito comunitario che si nota ancor oggi nel quartiere del Carmine, fa pensare che possa essere anch’esso un retaggio della sua storia.
DAI DOCUMENTI DELLA COMPAGNIA DEI CARAVANA DEL PORTO DI GENOVA:
SOLIDARIETA’, SPIRITO RELIGIOSO, RAPPORTI CON LA CHIESA DEL CARMINE
(estratto da una ricerca del Prof.Aldo Bartarelli, svolta a partire dallo studio delle lapidi presenti nella Chiesa del Carmine – Fonti citate:
– Bruno Rosselli: “La Compagnia dei Caravana, 1340-1952” (Biblioteca Universitaria, Genova Misc. Lig. C.111,23)
– G. Costamagna: “Gli satuti della Compagnia dei Caravana del Porto di Genova (1965, Torino, Accademia delle Scienze)
– N. Mainate: ”Della Storia del Porto di Genova dalle origini al 1892“.)
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“ Il “fratello maroto: che lo prior lo debia andar a vexitar e confortarlo del l’amor de Dee” (nei Capitula della Costituzione).
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Se un socio si ammala o si ferisce a causa di un incidente professionale, la Compagnia lo visiti e lo curi a sue spese “salvo se fussi stato ferito andando a solazzo”.
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“Se lo defonto no avesse da far le espexe de la seportura, lo prior sia tegnuo de farlo sepelì a l’espexe de la dicta Caritay o Confraria”
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“Siano tutti li detti camali tenuti ad andare la seconda Domenica d’ogni mese alla Chiesa de Notrstra Donna del Carmo a udire la solita Messa che se lì dice nella loro Cappella et offrire il denaro et la candeleta allo sacerdote, sotto pena di doi soldi per caduno” (30 Giugno 1576)
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“Che i soci vadano tutti alla sepoltura del consocio morto sotto la pena de soldi cinque”.
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…”il venerdì do ogni settimana, la Messa sociale in cantu ad dictum altare Sancte Crucis, in remedium animarum suarum” (da Obligatio del 1461)
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Pene e tasse sulle “biasteme” perché nessuno deve sentir bestemmiare i portuali della Caravana. “Qui bestemavit Deio e la Mader e tuti li Santi: pena soldos unum per volta”.(Capitulum 12 Aprile 1440)
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“Se el fose alchuno de li compagni che disise a un altro de li ditti compagni ‘bardasa’, hovero…”: “pena di soldi cinque per chaduna volta”. “Item anchora se hordina se uno disse a un altro ‘furfant’ cada a pena de soldi cinque per chaduna volta” (in Capitulum 1 gennaio 1500). “Libre diece”… a chi giocava “a dadi, né a frusso, né in tarochi, frussada, né a giochi di azzaro”. Altre pene “si nullius (= qualcuno) de dictis sociis dicat vilaniam”, ma se la “vilania” veniva detta ai rivali, coi quali si questionava presso il “Venerandum Offitium Mercantile Civitatis Janue” , come i “camalli rippe grassie” (quelli che su altre banchine scaricavano vettovaglie), i “camalli olei”, e altri, le pene erano molto più blande.
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Tutti conoscevano i camalli; nel porto perché provvedevano a che non mancasse mai l’olio ai lumini delle immagini sacre sulle banchine e lo stesso anche in città. Si impegnavano anche per iscritto: “Da poco è stata posta in Banchi una certa “maestà” coll’immagine della Vergine Maria e dell’angelo Gabriele …..che lì sia tenuto di continuo un lume… e i lavoratori del Consorzio di Santa Maria del Monte Carmelo si offrono di tenere detto lume di notte, in perpetuo.”
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Bruno Rosselli termina così il suo studio “La Compagnia dei Caravana, 1340-1952”: “Nella Sala Maggiore della odierna sede della Compagnia, dinanzi a una Madonna, arde, notte e dì, un lucignolo ad olio: ricordo dell’antico obbligo fatto dai Caravana di mantenere accese le lampade davanti alle immagini sacre sparse allora in punti determinanti del porto”.
EPIGRAFI DELLA CARAVANA NELLA CAPPELLA DEL CROCIFISSO (testi in latino, qui solo la traduzione in italiano)
n. 42116
A Dio Ottimo Massimo
Questa cappella della Santissima Croce del Consorzio dei Lavoratori della Caravana di Genova, per la sua antichità, fu rifatta, insieme con l’altare, dal medesimo Consorzio, nel 1583. Di nuovo, dallo stesso Consorzio della nazione Bergamasca fu restaurata nel 1688.
n. 42114
A Dio Ottimo Massimo
La Società dei Facchini Bergamaschi eresse questa cappella a Gesù Crocefisso nel 1340, la restaurò nel 1464 e poi di nuovo nel 1583 e una terza volta nel 1688 e infine la stessa Società – rinnovata- l’arricchì per di più (come consta dagli atti del notaro Francesco Gorgoglione) del quotidiano, perpetuo, sacrificio della Messa, il 18 giugno 1833. Che i nipoti possano rimanere devoti a questa nostra religione.
Il Consiglio della Società dei Facchini, che chiamano Caravana, a seguito del decreto del 15 Ottobre 1841, fece porre in questa cappella di sua proprietà, per perpetuare la fede, a spese comuni dei soci, una effige nuova- rimossa la vecchia, di Gesù Cristo Salvatore posto in croce, il giorno 2 maggio 1842, nel qual giorno Sua Eminenza Placido Maria Tadini, Cardinale Arcivescovo, notissimo a tutti per il suo zelo religioso, aveva consacrato la stessa immagine colle usuali preghiere .
n.42115
Chi si gloria, si glori nel Signore
La Compagnia Bergamasca, per aver trasportato Pio VII Pontefice Massimo, accompagnato dal Collegio dei Padri Cardinali, nei giorni consacrati all’Ascensione di Nostro Signore nei Cieli e alla Pentecoste, dal tempio della Madre designata a Dio (l’Annunziata) – ove aveva assistito al solenne sacrificio della messa – al balcone del palazzo di fronte, del Patrizio genovese Lazzaro Negrotti, per invocare di là ogni bene, secondo il rito, al fittissimo popolo convenuto, ne riportò questo privilegio: che ogni anno, nei seguenti quattro giorni, dedicati alla Pentecoste, alla Designazione a Dio della sua Madre (L’Annunciazione), all’Assunzione sua fra le stelle e alla Immacolata Concezione, i suoi membri fossero assolti da ogni castigo e pena stabiliti purché espiasse i peccati, partecipasse al banchetto celeste e – raccomandata a Dio la sorte della Cristianità – supplice visitasse un qualche tempio. Conservate con ogni scrupolo nell’archivio le lettere autografe di questa concessione, la Compagnia tramandò con esultanza tale ricordo alla pietà dei posteri.
(Nota: i numeri indicati soni il numero di scheda assegnato alla epigrafe nei cataloghi della Soprintendenza dei Beni Culturali, ecc.)
Emanuela Ratto
Responsabile ufficio stampa
COSTA EDUTAINMENT SPA
Acquario di Genova