A poche ore dalla demolizione del moncone est del Ponte Morandi, una canzone celebra metaforicamente il tragico fatto di cronaca. Si tratta di “Volevo un ponte”, singolo del musicista romano Brusco che a quasi un anno dal disastro pubblica un brano simbolico e ricco di umanità.
Il singolo è contraddistinto da un testo composto da versi estremamente diretti, si propone come rappresentazione della realtà attuale attraverso l’allegoria del ponte. L’autore rimanda a ciò che l’uomo ha imparato a costruire per superare le distanze: un fiume di cemento che corre sul vuoto collegando due punti altrimenti destinati a restare separati. È una figura carica di significato metaforico che simboleggia la capacità di unire ciò che per natura è diviso. “Volevo un ponte, ma ho avuto un muro, un fosso, una barriera” – così recita Brusco – per sottolineare che a quelle strutture che sostengono la possibilità di incontro tra differenti realtà per accrescere lo scambio di idee, prendono posto forme di separazione, di incomunicabilità, in grado di innalzare intorno a noi pregiudizi che portano la società ad una solitudine malinconica. Però il “coraggio è sempre la risposta” e Brusco pone l’accento su quel filo unico che ci collega, sulle mille storie che sono tutte di un unico pianeta dove “sorge un nuovo sole che colora l’alba, forse mi – ci – regalerà speranza”.
AUDIO “VOLEVO UN PONTE”
https://www.youtube.com/watch?v=HCzYJBxDRrQ
Luca Bramanti
Ufficio Stampa Nextpress