NEXT GENERATION WOMEN
FESTIVAL DELL’ECCELLENZA AL FEMMINILE – 17a ED.
Ideato e diretto da Consuelo Barilari
45 giorni di programmazione con più di 30 eventi in calendario e oltre 40 ospiti
Sui palcoscenici del Teatro Nazionale di Genova ma anche online, tra i palazzi della città e nell’area metropolitana: la Sala Agave di Sestri Levante, Palazzo Ducale, Il Museo Biblioteca dell’attore e la nuova Biblioteca Universitaria.
Next Generation Women è il tema generale della 17° edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile: uno spazio di confronto pubblico, per dare forza alle nuove linee progettuali di genere, in grado di innescare con nuove modalità trasformazioni e rilancio. Quest’anno, il Festival ideato e diretto da Consuelo Barilari affronta gli argomenti proposti dal Next Generation Plan, individuando due grandi campi tematici: i Luoghi del Teatro e il Luoghi della Cura, mai come in questo momento, punti di riferimento ideali in vista della ripartenza sociale e culturale del paese.
La rassegna teatrale tutta al femminile realizzata in residenza al Teatro Nazionale di Genova è il cuore della manifestazione, che si apre ufficialmente al Teatro Duse giovedì 15 ottobre con lo spettacolo cross-mediale Traces of Antigone di Christina Ouzounidis e Elli Papakonstantinou, il riallestimento di un geniale ibrido tra digitale e live nato durante il lockdown che comincia proprio da Genova il suo tour internazionale dal vivo (prossime piazze Germania e Svezia). Si continua nello stesso teatro il 20 e il 21 ottobre con Laura Curino – militante storica e maestra d’ironia in Artemisia Caterina Ipazia… e le altre, una regia della stessa direttrice artistica del Festival, Consuelo Barilari.
La rassegna teatrale riprende alla Sala Mercato del Teatro Modena dal 16 al 28 novembre con una carrellata di protagoniste della scena tutte impegnate a inventare nuovi modi di raccontare. Ogni volta toccando argomenti scottanti e proponendoli al pubblico con la partecipazione di importanti ospiti del mondo della cultura, con la conduzione di Erica Manna (la Repubblica), Laura Palmieri (Radio Rai), Silvia Neonato, Silvana Zanovello (il Secolo XIX).
La chiave dell’ascensore (16 nov.), dramma claustrofobico di Agota Kristof diretto da Fabrizio Arcuri e interpretato da Anna Paola Vellaccio, sarà introdotto da Elisabetta Rasy con un incontro sull’irriducibilità della vittima. Fedra Diritto all’amore (17/18 nov.) con Galatea Ranzi, idea e regia di Consuelo Barilari, si chiuderà con l’intervento dell’autrice Eva Cantarella, forse la più nota e importante classicista italiana. Carla Corso, presidente del Movimento per i Diritti delle Prostitute parlerà di lavoro sessuale prima dello spettacolo La Maitresse di e con Gaia Aprea (19/20 nov.) ispirato alla scandalosa biografia di Nell Kimball. Amo dunque sono (21 nov.), un biopic su Sibilla Aleramo interpretato da Viola Graziosi sarà seguito da Scandalosa Sibilla, un approfondimento sul tema con l’autrice Alessandra Cenni. Tra gli appuntamenti più attesi, ci sarà l’arrivo a Genova dell’ultima creazione di Giuliana Musso, La Scimmia (23/24 nov.), liberamente ispirata a Kafka. Uno spazio particolare sarà riservato alla Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donna (25 nov.) con Valeria Palumbo che aprirà la serata alle 18 con l’incontro Doppio Taglio – vittime e carnefici nella relazione violenta per rintrodurre La Mite di Nicola Zavagli, tratto dal celebre racconto di Dostoevskij, dove una sorprendente Beatrice Visibelli si cala nei panni del carnefice, per raccontare la violenza dal suo aberrante punto di vista. Musa e getta. Il Testamento (26 nov.), la storia di Nadia Krupskaja raccontata da Ritanna Armeni, con Arianna Ninchi nel ruolo della moglie di Lenin, sarà seguito da un incontro con l’autrice, intitolato La Musa della rivoluzione. The Block / Il Muro, di Matteo Corradini, con Milo Prunotto, una giovane giocatrice di Pallavolo, s’interroga sulla meraviglia e sulla durezza della propria identità, fino a trasformarla in una partita intima con se stessa. A precedere lo spettacolo, Giovanna Rosi e la squadra femminile di pallavolo AVB Genoa Volley.
Suspense sui nomi delle donne che martedì 13 novembre riceveranno il Premio Ipazia Nazionale e Internazionale all’Eccellenza al Femminile 2021 e il Premio Lady Truck Raimondi Sirotti: saranno comunicati alla stampa e al pubblico all’inizio di novembre.
Il Festival dell’Eccellenza al Femminile è sostenuto dal MIC Ministero della Cultura, con il Patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Senato della Repubblica, Regione Liguria, Università di Genova, Università di Padova e Rai Liguria –
FESTIVAL DELL’ECCELLENZA AL FEMMINILE
XVII edizione
NEXT GENERATION WOMEN
I luoghi del Teatro e della Cura
15 ottobre/ 28 novembre 2021
La XVII edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile è in programma dal 15 ottobre al 28 novembre 2021 a Genova e Città Metropolitana di Genova con il titolo Next Generation Women. In linea con le iniziative portate avanti dall’ultima edizione del Festival e legate alle tematiche attuali dell’emergenza sanitaria e il suo impatto sul mondo della cultura e dello spettacolo. il Festival ideato e diretto da Consuelo Barilari intende offrire uno spazio di confronto pubblico per dare forza alle nuove linee progettuali di genere in grado di innescare con nuove modalità trasformazioni e rilancio per il piano “Next Generation”.
Il festival affronterà gli argomenti proposti dal next generation plan attraverso due grandi luoghi dell’umanità e della cultura: il Teatro e la Cura.
Il programma parte da una Rassegna Teatrale in residenza al Teatro Nazionale di Genova tutta al femminile, con oltre 20 attrici dalle giovanissime alle più affermate e alcuni degli spettacoli più innovativi della scena nazionale ed internazionale con diverse produzioni e coproduzioni create nella residenza teatrale presso la Sala Mercato del Teatro Nazionale di Genova, per approdare e incrociarsi ai sentieri esperienziali della Cultura che Cura, in collaborazione con l’Università; la cultura che diviene mezzo esplorativo per riappropriarsi dei nostri bisogni attraverso un itinerario di incontri, laboratori, film, libri, performance. Il Teatro e la Cura saranno il centro di questo Festival, come punti ideali per una ripartenza sociale e culturale: dagli spettacoli si snoderanno i temi che attraverseranno il dibattito del Festival e saranno approfonditi nel corso degli altri eventi, con incontri, dibattiti, tavole rotonde, laboratori e approfondimenti.
INFO
TEL. 010 6048277
segreteria@eccellenzalfemminile.it
scheggedimediterraneo@fastwebnet.it
I LUOGHI DEL TEATRO
in residenza al TEATRO NAZIONALE GENOVA
Teatro Duse e Sala Mercato
Teatro e Cinema sono i migliori e più efficaci strumenti dell’Arte e della Conoscenza al servizio delle donne, perché aiutano a storicizzare e raccontare in modo universale le storie collettive e i grandi personaggi femminili. In modo più semplice e immediato arrivano al cuore ed esaltano le passioni e la solidarietà delle altre persone. Forse le donne non sono abbastanza consapevoli dell’importanza del Teatro per la loro vita e il loro futuro, nelle mani delle drammaturghe e dei drammaturghi, dei registi, delle attrici e degli attori c’è la nostra più concreta possibilità di diventare protagoniste della Storia, e di entrare ufficialmente a farne parte. Ora è giunto il momento in cui le donne devono appropriarsi del Teatro e del Cinema, dare un forte contributo alla rinascita e al rinnovamento necessario; ma per fare questo devono nel momento di emergenza ridefinire e rafforzare i ruoli in ogni campo nel mondo dello spettacolo.
Consuelo Barilari
15 e 16 ottobre ore 2030 – TEATRO DUSE
TRACES OF ANTIGONE
Novità. Uno spettacolo ibrido, digitale e fisico, creato online nel periodo del lockdown
Novità – di Christina Ouzounidis
regia di Elli Papakonstantinou
Concept & Art Direction Elli Papakonstantinou
Traduzione in greco Margarita Mellberg
Traduzione in inglese Elli Papakonstantinou, Gemma Hansson Carbone, Eirini Dermitzaki
Musiche Nalyssa Green & Katerina Papachristou / Scenografia Myrto Lambrou / Visual Art Advisor Mary Zygouri Movement / Direzione dei movimenti Valia Papachristou / Assistente tecnico Charikleia Petraki, Korina Kotsiri / Trailer Dimitra Mitsaki, Eirini Dermitzaki / Assistente alla regia Ero Lefa / Fotografia FLP Athens, Sophia Manoli
Con Nalyssa Green (voce e tastiere) Serafita Grigoriadou, Gemma Hansson Carbone , Valia Papachristou, Katerina Papachristou (voce,tastiere e basso), Sophia Manoli
Prodotto da ODC Ensemble / Elli Papakonstantinou. Supportato dal Ministero della Cultura Greco, dal Consiglio Svedese per le Arti (Kulturrådet), dall’Ambasciata di Svezia ad Atene.
“Tracce di Antigone”, una riedizione dell’antico mito di Antigone, che esplora i temi della violenza di genere e della costruzione del genere, è arrivata come risposta immediata al blocco globale dettato dalla pandemia di coronavirus e alle riflessioni che si stanno sviluppando sul tema della presenza e dell’assenza. Per la prima volta nella storia recente, la reclusione non è più una condizione solo femminile. Eseguito contemporaneamente sia nello spazio reale che in quello virtuale, l’ODC Ensemble esplora un linguaggio performativo completamente nuovo, definito “teatro di isolamento”. Lo spettacolo, scritto dal Christina Ouzounidis e progettato da Elli Papakostantinou, intende sottolineare l’importanza della comunità in tempi di crisi, grazie ad una performance fisica e digitale che permette anche l’interazione del pubblico. Un cast internazionale, interamente al femminile, con donne di diverse età e background artistici: trasparenti ma misteriose; presenti ma assenti; collegate ma isolate; sicure ma incerte. Sono “le Ragazze Assenti” di questa performance, in ricordo di tutte le donne prima di loro.
17 ottobre ore 16.00 – SESTRI LEVANTE /EX CONVENTO DELL’ANNUNZIATA /SALA AGAVE
GAIE SOPRAVVIVENZE
Novità. Teatro Performativo/debutto
di Elena Rosa
con Sara Firrarello, Elena Rosa
Voci, sonorità, testi e immagini originali dalla festa di S. Agata (2013-2020)
Foto di Daniele Vita
Sguardo e tecnica Marcello Sambati
In collaborazione con Spazio Oscena e Zona Jota
Lo spettacolo di Teatro Performativo Gaie Sopravvivenze ha vinto il Premio Ipazia alla Performing Arts 2020 – EccellenzA al Femminile. Il progetto è stato sviluppato in una residenza artistica dal 12 al 17 ottobre a Sestri Levante nel l’Ex Convento dell’Annunziata nella bellissima Baia del Silenzio, che porterà in scena la creazione performativa GAIE SOPRAVVIVENZE realizzata a partire da una decennale documentazione visiva, gestuale e sonora di un fenomeno scomparso alla fine dell’800 e riapparso, come atto performativo, in questi ultimi anni in Sicilia: un’aggregazione di giovani donne nel rituale delle ‘Ntuppatedde, figure che incitano al risorgere del femminile e del suo rapporto con la comunità. Il loro passo è quello del sussulto, dell’erranza, dell’apparire e dello sparire. I loro corpi, dai drappi trasparenti, sono di un’ancestralità gioiosa. Portano un fiore rosso in mano come fosse un ombrellino, una bacchetta magica, un’apertura verso l’altro. Il loro velo è il guscio che protegge, il sigillo che svela la natura ninfale, mutevole e misteriosa. Il termine “’Ntuppatedda” ha origine nella parola “tuppa”, che in dialetto siciliano indica la membrana che protegge le lumache quando vanno in letargo. In passato: donne che per la festa di S. Agata di Catania, coperte da un manto per non farsi riconoscere “…potevano andare tra i cittadini, sedurli, esigere regali, senza che i rispettivi padri o mariti potessero protestare”. La loro origine è connessa alle donne velate di Spagna e alle Tapadas di Lima. Oggi: un’azione performativa in una festa organizzata da un sistema gerarchico patriarcale, è sovvertimento, dono, danza, festa.
VISIONE SCENICA: un solo corpo in scena che celebra la sintesi, che si interroga sullo scopo della sua apparizione, del suo ritorno, sulla radice della sua carne presente in slanci gioiosi e ferite velate. Lo spazio scenico contiene gli abiti delle ‘Ntuppatedde: ombre bianche, tracce, evocazioni. La scrittura scenica è frutto di un dialogo tra materialità e immaterialità: frammentati di immagini proiettate sugli abiti; le registrazioni audio della festa in una coralità proliferante di voci e sonorità rielaborate in forma nuova; il corpo in scena, con voce e carne viva dialoga con l’invisibile.
ore 17.00 Carmen Falcone dir. Teatri del Levante, dedicherà alcune letture su e di Pippa Bacca.
ore 17.30 Rosalina Pasqualino di Marineo, Pres. Fondazione Piero Manzoni ricorderà la sorella Pippa Bacca e presenterà il docu- film MI SONO INNAMORATO DI PIPPA BACCA regia di Simone Manetti.
18 ottobre ore 17.00 – SALA DOGANA/PALAZZO DUCALE/GENOVA
GAIE SOPRAVVIVENZE
Teatro Performativo/replica
21 e 22 ottobre – TEATRO DUSE
ARTEMISIA CATERINA IPAZIA…E LE ALTRE
Novità- ARTEMISIA, CATERINA, IPAZIA… E LE ALTRE
con Laura Curino
Progetto e Regia Consuelo Barilari
Adattamento Laura Curino, Patrizia Monaco Dal Testo Del Gruppo Di Scrittura Collettiva Raggi X
Luci e videoscenografie Consuelo Barilari
Impianto Scenico Federico Valente
Editing Video Sara Monteverde
Proiezioni Gianluca De Pasquale
Costumi Francesca Parodi
datore luci Fabio Parodi
Produzione Schegge Di Mediterraneo – Festival Dell’eccellenza Al Femminile
In uno spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi, si intrecciano evocate dalla radiografia del dipinto Santa Caterina d’Alessandria diversi personaggi femminili, che Laura Curino evoca ed interpreta, in un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico: Artemisia Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta. I personaggi e le opere d’arte di Artemisia Gentileschi, e di altri artisti del ‘500 e ‘600, si muovono nella dimensione narrativa tra Arte e Teatro, per comporre una suggestiva scenografia di grandi video proiezioni a più livelli. Scorrono, appaiono sorprendendoci, vibrano, si frammentano e si alternano nella narrazione le opere di Artemisia Gentileschi: Giuditta che decapita Oloferne, Santa Caterina di Alessandria, Danae, La ninfa Corisca e il satiro, Autoritratto con liuto, Cleopatra, Autoritratto come allegoria della Pittura, Sansone e Dalida, Davide e Betsabea, Giaele e Sisara, Clio, la musa della storia, Santa Cecilia, Conversione della Maddalena, Ester e Assuero… E le opere dei maestri che Artemisia evoca e invoca come Giuditta e Oloferne di Caravaggio La scuola di Atene di Raffaello, Tre arcangeli e Tobiolo di Filippo Lippi, Tre arcangeli e Tobiolo di Francesco Botticini, Stanza dell’Aurora di Agostino Tassi e il Guercino, Il concerto musicale con Apollo e le Muse Agostino Tassi e Orazio Gentileschi e molti altri.
24 ottobre ore 17 – PALAZZO DUCALE GENOVA
LA PRINCIPESSA AFGHANA E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI
libro e dibattito
Con Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice. Conduce Erica Manna, giornalista La Repubblica.
Il nuovo libro di Tiziana Ferrario: un romanzo per alzare la testa che usa la narrativa per aiutare le donne dell’Afghanistan.
Chi nasce uomo comanda, chi nasce donna obbedisce. Non c’è spazio per la ribellione. Colei che alza la testa, muore. Sta accadendo di nuovo tra le genti di questa terra, una volta fiorente, poi insanguinata dalla guerra che non si è mai spenta, ora agonizzante nella miseria, travolta anche da una pestilenza che pare il male minore se paragonata all’odio dilagato negli animi. Ci si attende altro sangue, sono in agguato nuovi tradimenti, ennesime falsità saranno messe nero su bianco con un inchiostro che nell’arco di una notte si cancellerà lasciando le pagine di nuovo bianche». – Dal prologo del romanzo La principessa afghana e il giardino delle giovani ribelli
26 ottobre – 9 novembre BIBLIOTECA UNIVERSITARIA/BALBI 4/BALBI 5 /UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA
LA CULTURA CHE CURA
I LUOGHI DELLA CURA. INCONTRI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI UN ITINERARIO CULTURALE DELLA CURA
La XVII edizione del Festival – next generation women, dal 26 ottobre al 9 novembre dedica un itinerario tematico, all’argomento chiave del cambiamento culturale per rimettere l’essere umano al centro del proprio futuro: la cura.
Anna Solaro, Responsabile Alta Formazione e Teatro Sociale /Teatro dell’Ortica, in collaborazione con il Festival, anima e traccia le linee di un itinerario di filosofia della cura.
Durante e dopo la pandemia è emerso in modo prepotente quanto ognuno di noi sia fragile di fronte alla malattia, nessuno escluso e quanto siano diversi i concetti di cura, quanto facciano paura metodologie mediche che non tengano conto delle esigenze psicologiche e umane e delle paure di ogni singolo cittadino. Abbiamo scoperto quanto il territorio, le nostre abitazioni, i luoghi dove viviamo, lavoriamo, studiamo abbiano la necessità di essere interconnessi attraverso anche una rete di rapporti sociali e istituzionali e di non essere abbandonati a se stessi. La cultura, in questo senso, può farsi mediatrice fra istituzioni e comunità nell’acquisire i giusti modi di comunicazione e approccio, può essere rifugio di riflessione su quanto accade o ci sovrasta in caso di malattia o fragilità. La cultura, insieme al sociale, deve indirizzarsi e operare non solo nella ripresa dello spettacolo dal vivo, ma lavorare alla possibilità vitale e vivificante di porsi come strumento mediano e di pensiero aperto nella sua funzione di promozione sociale. Di essere incisiva, come un aratro. Riaprire un dialogo fruttuoso fra le diverse interpretazioni della cura e della malattia scevro da antagonismi sterili per riprendere una riflessione costruttiva sul concetto di cura. La cura non può essere oggetto del contendere ma patrimonio comune di filosofia, stili di vita, relazioni, salute, bene comune. Cura non è solo attenzione. Avere cura significa avere a che fare. La cura non solo si interessa ma partecipa. È necessario ripartire dal senso, dal significato per depurarla da ogni rischio meccanicistico.
Al centro della nostra città, Genova, si pensa di creare questo luogo di partenza invitando esperti pensatori, filosofi, intellettuali che diano le coordinate per questo viaggio. Da quelle riflessioni partiranno dei sentieri esperienziali in cui far depositare l’appreso: laboratori, film, libri, performance. La cultura diviene mezzo esplorativo sistematizzante per riappropriarsi di un bisogno. Grandi temi in cui trovare una narrazione differente e la possibilità di avvicinarsi senza sentirli distanti ma parte di sé, favorendo una ricostruzione dal basso. Così si parlerà di autobiografia, di una storia che è la nostra storia e che corre insieme a quella di tanti, di filosofia della cura, di formazione della comunità, di scuola, di teatro sociale e delle nuove prospettive, di arte contemporanea legata ai temi di genere, di cure e di guarigioni possibili di chi sta ai margini, di chi non si ritiene degno di cura, di malattia che si cura attraverso il bello (Anna Solaro)
26 ottobre ore 11.00 NUOVA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA GENOVA
LADY MONTAGU E IL DRAGOMANNO
NUOVI PARADIGMI CULTURALI DELLA CURA E NUOVI MODELLI DI GENERE.
I libri
Presentazione del progetto Anna Solaro, Responsabile Alta Formazione e Teatro Sociale.
Con Maria Teresa Giaveri, giornalista e traduttrice Chevalier des Arts et des Lettres della Repubblica Francese, autrice del libro (Neri Pozza 2021, collana “I Colibrì”)
Lo spunto sarà il saggio della docente universitaria Maria Teresa Giaveri, dedicato a Lady Montagu e all’avventura tutta femminile del vaccino contro il vaiolo che vede protagonista una vivace dama del 700 che a Costantinopoli conoscerà un metodo di immunizzazione dal vaiolo praticato dalle donne circasse e diffuso in tutti gli strati sociali dell’Impero Ottomano diventandone ambasciatrice tra i nobili dell’Europa occidentale e contribuendo alla sua diffusione in diversi paesi Si potrà così ampliare la riflessione su come i nuovi paradigmi culturali della cura siano legati a nuovi modelli di genere. Un esperimento praticato da donne ignoranti». Così, nella Londra del 1721, viene accolta la proposta, avanzata da una dama elegantissima e intraprendente, Lady Mary Wortley Montagu, di immunizzarsi dal virus letale del vaiolo infettandosi preventivamente con una dose attenuata del morbo.
3 novembre – ore 11.00 – UNIVERSITA DEGLI STUDI DI GENOVA
LA SANITÀ CHEVOGLIAMO
LE CURE ORIENTATE DALLE DONNE
Incontro tematico
Con Sandra Morano, Ginecologa ed Ostetrica, Università degli Studi di Genova, curatrice del libro (AA.VV. Moretti& Vitali 2021) e Adriana Albini, Docente di Patologia Generale e Direttrice scientifica della Fondazione MultiMedica Onlus; Consuelo Barilari, Dir. Festival dell’Eccellenza al Femminile
Partendo dal libro si affronterà il tema della cura al femminile, per comprendere e analizzare quanto le donne possano influire sulla metodologia delle cure e come si possano affrontare con uno sguardo differente le difficoltà dirigenziali nelle strutture di cura emerse in modo rilevante durante la pandemia. Per capire le priorità e quindi suggerire cambiamenti strutturali nel rispetto di chi lavora sul campo, analizzando le carenze e prospettando percorsi realistici per una sanità orientata dalle donne che ispiri e prepari le nuove generazioni.
Martedì 9 novembre – ore 17.30 – NUOVA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA
SCRIVERE PER GUARIRE
IN CHE MODO LA SCRITTURA DELLA PROPRIA AUTOBIOGRAFIA CURA E GENERA CAMBIAMENTI?
Spazio /cantiere
Con Duccio Demetrio, direttore scientifico del Centro Nazionale Ricerche e studi autobiografici della Libera università dell’Autobiografia di Anghiari; Anna Solaro, Responsabile Alta Formazione e Teatro Sociale.
L’effetto terapeutico della scrittura, della autobiografia, dello scrivere su di sé. Si riconoscono infatti alla scrittura, anche in ambiti scientifici e clinici, prerogative e compiti efficaci di carattere auto-curativo e, in alcuni casi, terapeutici. Come molti scrittori e scrittrici famosi si “salvarono” scrivendo, così una infinita moltitudine di sconosciuti e di autobiografi attraverso la scrittura hanno potuto raccontare la loro storia personale e sentirsi meno soli, meno abbandonati, meno “vuoti” trovando anche un nuovo modo di relazionarsi con il terapeuta. Distanziati dall’Ego e concentrati sul qui e ora, scrivendo le loro sensazioni più vere e analizzando quello avevano intorno attraverso il flusso creativo della scrittura hanno potuto raggiungere una nuova consapevolezza di sé.
Altre iniziative sono in corso di definizione.
10 novembre ore 10.00/18.00- NUOVA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA GENOVA
DRAMMATURGIE DONNE E NUOVI LINGUAGGI
Convegno Internazionale
Attraverso la collaborazione con le reti delle Università italiane, già attive come soggetti promotori del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia il Festival intende coinvolgere alcune tra le più rappresentative drammaturghe, registe e studiose in Italia e all’estero, offrendo uno spazio di confronto per dare forza alle nuove linee progettuali di genere e per innescare trasformazioni nel Teatro in vista del piano “Next Generation”. In particolare il Convegno si rivolge all’attenzione degli studenti e giovani drammaturghi, stimolando una riflessione sui temi della drammaturgia al femminile e sulla trasformazione delle politiche teatrali in questo particolare momento post pandemia. Saranno presenti: Carlo Fanelli (Docente di Discipline dello Spettacolo Università della Calabria) e – in rappresentanza della Rete Internazionale Donne e Drammaturgia, Mario Mattia Giorgetti (dir. SIPARIO), Gianfranco Bartalotta (Dir. TEATRO E CINEMA CONTEMPORANEO), Roberto Trovato (Docente di Storia del Teatro Università di Genova), Silvana Zanovello (critico Teatrale Il Secolo XIX), Milagro Martín Clavijo (Università di Salamanca – Spagna) e Mercedes Arriaga (Università di Siviglia – Spagna), Linda Kaiser, Critico d’Arte, Artibune, Lina Prosa (drammaturga, regista e Dir. di MigraTetro – Centro Amazzone), Chiara Guidi (Società Raffaello Sanzio); Patrizia Monaco (drammaturga), Angela Di Maso (drammaturga) altri invia di definizione.
L’iniziativa si svolgerà in presenza e sarà trasmessa in streaming sui canali del Festival dell’Eccellenza al Femminile (Facebook – YouTube) in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, l’Università degli Studi di Padova, l’Università degli Studi della Calabria-Cosenza, l’Università degli Studi di Salamanca e Siviglia – Spagna,
11 novembre ore 17.00 MUSEO BIBLIOTECA DELL’ATTORE
MUSA E GETTA
Lettura e presentazione del progetto editoriale
Tratto dal libro Musa e getta. Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate) a cura di Arianna Ninchi e Silvia Siravo – Ponte alle Grazie, Milano, 2020
Lettura di JEANNE HÉBUTERNE scritto da Ilaria Gaspari, con Silvia Siravo
Musa e getta è un format al femminile con cui il Festival intende celebrare donne che hanno vissuto accanto a grandi uomini, che hanno vissuto accanto a grandi donne Lou Andreas-Salomé, Luisa Baccara, Maria Callas, Pamela Des Barres, Zelda Fitzgerald, Rosalind Franklin, Jeanne Hébuterne, Kiki de Montparnasse, Nadia Krupskaja, Amanda Lear, Alene Lee, Dora Maar, Kate Moss, Regine Olsen, Sabina Spielrein. e esaltarne l’arte di ispirare i talenti. Si tratta di un progetto crossmediale, che si articola in ambito editoriale e teatrale. Nell’ambito del Festival dell’Eccellenza al Femminile due degli straordinari personaggi descritti nei 16 racconti, Nadia Krupskaja in forma di spettacolo e Jeanne Hébuterne in forma di lettura saranno interpretati dalle giovani attrici Arianna Ninchi e Silvia Siravo e che sono anche le curatrici del progetto.
Le autrici: Ritanna Armeni, Angela Bubba, Maria Grazia Calandrone, Elisa Casseri, Claudia Durastanti, Ilaria Gaspari, Lisa Ginzburg, Chiara Lalli, Cristina Marconi, Lorenza Pieri, Laura Pugno, Veronica Raimo, Tea Ranno, Igiaba Scego, Anna Siccardi, Chiara Tagliaferri svelano qui altrettante donne meravigliose.
13 novembre ore 16.00 TEATRO NAZIONALE DI GENOVA /TEATRO IVO CHIESA
PREMIO IPAZIA ALL’ECCELLENZA AL FEMMINILE
Nazionale e Internazionale e Premio Lady Truck Raimondi Sirotti
Il Premio è assegnato ogni anno a 2 personalità, una nazionale e una internazionale che
rappresentano le sezioni Arte – Cultura – Scienza, Economia, Diritto e Società; il termine
Società diventa una variabile abbinabile di anno in anno ad una o all’altra sezione sulla base
dei nomi proposti.
Il Premio viene assegnato alle persone che, selezionate tra le candidature dalla competente
commissione, ad insindacabile giudizio delle medesime, sono individuate come figure di
spicco e simbolo di eccellenza, esemplari nelle professioni, nelle arti, nella ricerca scientifica e tecnica e nel servizio sociale, tali da contribuire al progresso dell’umanità.
Obiettivo del Premio è, dunque, quello di formare ed incentivare nelle donne una più
cosciente conoscenza della propria identità e della propria storia e dei propri diritti, favorendo uno scambio interculturale tra le donne dei paesi dell’Europa e del Mediterraneo.
Il Premio ha lo scopo di accendere i riflettori dell’attenzione pubblica sulle esperienze di
successo, anche senza notorietà, capaci di coniugare etica, estro, applicazione, ricerca,
risultati economici e qualità
Le donne Eccellenti che riceveranno il Premio Ipazia 2021 saranno comunicate al pubblico e alla stampa i primi giorni di novembre.
16 novembre
ore 18.00 FOYER SALA MERCATO
Incontro
AGOTA KRISTOF L’irriducibile resistenza della vittima
Con Elisabetta Rasy, giornalista e scrittrice, traduttrice dell’opera teatrale
L’amore è anche volontà di possedere l’altro. Quando questo istinto va fuori controllo gli esiti sono nefasti, Ágota Kristóf riflette sulla natura ambigua delle relazioni e sulla contraddittorietà dei desideri dando voce, a chi subisce l’oppressione. Elisabetta Rasy sostiene, che nella pièces è messo in scena un sacrificio……
ore 20.30 SALA MERCATO
LA CHIAVE DELL’ASCENSORE
Spettacolo – Testo di Agota Kristof. Traduzione di Elisabetta Rasy
con Anna Paola Vellaccio
Allestimento e regia di Fabrizio Arcuri
Assistente in scena Edoardo De Piccoli / Assistente alla regia Francesca Zerilli
Cura Giulia Basel / Assistente alla produzione Marilisa D’Amico / Foto di scena Roberta Verzella, Tiziano Ionta / Grafica Antonio Stella
Produzione Florian Metateatro – Centro di produzione Teatrale
Ne “La chiave dell’ascensore” è messo in scena un sacrificio; il racconto, la statica e tutta verbale azione tesa a ristabilire una verità, coincide con una messa a morte. La verità si gioca nello spazio apparentemente ristretto che divide l’io e il tu di una coppia; il gioco del sacrificio è esplicito perché la vittima, ribellandosi, lo esibisce. Anche la scena si mostra per quel che è; non solo un territorio separato, ma addirittura inaccessibile a chi non ha una certa chiave, uno speciale strumento, cioè uno speciale potere. Gran parte di ciò che accade e soprattutto di ciò che conta, accade fuori, altrove: la scena di Agota Kristof è un luogo di reclusione, uno spazio concentrazionario. Dove agiscono, mascherati da piccole situazioni intimiste, ampi cerimoniali di tortura e messa a morte. Alle vittime non resta che una chance, nel claustrofobico spazio che sono condannate ad abitare: far sapere che c’è un’altra versione dei fatti. Non c’è coraggio, virtù, grandezza nel conflitto che oppone la Moglie della Chiave dell’ascensore al Marito, e la mano del cielo che s’incarna nel compiacente medico di regime – del regime coniugale che vige nella stanza rotonda alla quale si può accedere solo con l’ascensore – sta all’abietto gioco delle circostanze. Ciò che salva la scena delle relazioni in atto dal perdersi definitivamente in una musica funebre è, appunto, un unico possibile gesto di coraggio che coincide con un gesto di disperata resistenza: la testimonianza di un’altra verità, la verità della vittima. Elisabetta Rasy (dall’introduzione al testo edito da Einaudi)
17 novembre ore 18.00 FOYER SALA MERCATO
Incontro
LA NUOVA FEDRA
Con Laura Palmieri, giornalista Radio 3 ed Eva Cantarella, grecista e scrittrice, autrice dell’opera teatrale,
È una “Nuova Fedra” consapevole ma tormentata, ribelle e determinata nella trasgressione, quella attesa in scena, nell’interpretazione di Galatea Ranzi. Eva Cantarella, che ha voluto dimostrare come le eroine classiche possono continuare a influenzare l’immaginario collettivo. Si parte da una riflessione sull’esistenza delle donne e sulle loro condizioni dall’Antica Grecia ad oggi: la Cantarella ha attinto a diverse interpretazioni del personaggio di Fedra, partendo da Euripide e Seneca per approdare a quelle di Racine e D’Annunzio
17 novembre ore 20.30 SALA MERCATO
18 novembre ore 19.30 SALA MERCATO
FEDRA DIRITTO ALL’AMORE
Spettacolo – Testo originale di Eva Cantarella
Con Galatea Ranzi
Regia e immagini Consuelo Barilari
Consulenza drammaturgia ai testi greci Marco Avogadro
Musiche Andrea Nicolini
Voce registrata Marco Avogadro
Luci Liliana Iadeluca
Creazione oggetti di scena Paola Ratto / Costumi Umberta Burroni
La canzone finale è di Carmen Consoli
Produzione Schegge di Mediterraneo – Festival dell’Eccellenza al Femminile
FEDRA DIRITTO ALL’AMORE è uno spettacolo multimediale nato da un lungo lavoro di ricerca sui nuovi linguaggi teatrali. Il testo propone un’attualizzazione del mito ed è il frutto della ricerca sulla figura di Fedra da parte di una delle più importanti studiose del mondo greco romano: Eva Cantarella.
Lo spettacolo non è un monologo in senso classico. Video, sonoro e luci portano in scena in una scatola multimediale parti e personaggi della vicenda, in continua interazione con l’attrice, sviluppando il racconto su diversi piani di narrazione. Galatea Ranzi è l’interprete di Fedra, “la luminosa”: consapevole ma tormentata, ribelle e pronta a sfidare la condanna morale della famiglia e della società per la ricerca della libertà. Non c’è predestinazione divina né maledizione in questa nuova Fedra: passione e intelligenza la portano al cambiamento. Bellissima e misteriosa, amata e rispettata, Fedra con la morte rivendica la libertà di amare e diventa simbolo dei diritti e della libertà delle donne.
La scrittura qui si fonde con una messa in scena moderna e multimediale che fa riferimento visivo all’atmosfera “noir” del cinema di A. Hitchcock. Qui l’eroina di Euripide è posta in una “altra” dimensione che si ispira al glamour degli anni sessanta. La messa in scena gioca drammaturgicamente sull’impatto e il coinvolgimento emotivo attraverso la costruzione del processo d’identificazione dello spettatore, con l’uso delle proiezioni video e cinematografiche che inducono i meccanismi della suspense, esaltando la forza drammatica e misteriosa della vicenda umana di Fedra. Lo spettacolo si ispira agli scenari del film Phaedra che Jules Dassin, negli anni ’50 assistente alla regia dello stesso Hitchcock, girò nel 1961 con l’attrice Melina Mercuri, e Anthony Perkins nel ruolo di Ippolito. Lo spettacolo rompe lo schema temporale della storia che tutti conosciamo; la scena si apre quando il fatto è già avvenuto proprio con l’elaborazione di una sequenza cinematografica presa dal film di Dassin: l’incidente di macchina in cui Ippolito muore scomparendo tra i flutti del mare.
19 novembre ore 18.00 FOYER SALA MERCATO
IL LAVORO SESSUALE
Incontro
Con Laura Palmieri, giornalista Radio 3, Carla Corso, presidente Movimento per i Diritti delle Prostitute, Silvia Neonato, giornalista.
Un contributo all’attuale dibattito sulla relazione tra corpi, lavoro e sessualità, attraversando il femminismo abolizionista, fino ai movimenti per i diritti delle sex worker.
19 novembre ore 20.30 SALA MERCATO
20 novembre ore 19.30 SALA MERCATO
LA MAÎTRESSE
Spettacolo – Liberamente tratto da Memorie di una maîtresse americana di Nell Kimball
Riduzione teatrale e regia Gaia Aprea
Con Gaia Aprea
Progetto immagini e allestimento scenico Consuelo Barilari
Produzione Teatro Sannazaro Napoli
Coproduzione Festival dell’Eccellenza al Femminile
Per la prima volta in una versione destinata al teatro, Memorie di una Maitresse americana è il racconto in prima persona della vita di Nell Kimball, nata nel 1854 in un “podere di sassi” nell’Illinois e morta in Florida nel 1934. Cominciò la sua carriera a 15 anni in un bordello di Saint Luis e la concluse come tenutaria di case di lusso.
La voce intensa ed insolente di Nell viene dal ventre dell’America e da una verità che ai tempi narrati dal libro ed anche molto dopo, nessuno poteva manifestare, se non in privato: “Se guardo indietro alla mia vita (ed è l’unico modo in cui posso guardarla, oramai), non ci trovo niente di tanto diverso da come la maggior parte della gente vorrebbe la sua.” – Racconta l’incipit del libro – “Cominciai a quindici anni, in una buona casa di Saint Louis, senza nessun’idea; come tutte le puttane molto giovani, il mio solo scopo era sfamarmi e avere qualche bel vestito da mettermi, e son finita tenutaria di bordelli e donna d’affari, ho assunto e comandato ragazze, ho diretto case di lusso. E mi sono sempre domandata come mai le cose mi siano andate così. Comunque, posso dire questo: come non ho mai provato nessun rimorso, così non ho avuto mai nessun rimpianto.”
Gaia Aprea dà voce a questo testo unico, che ha dovuto aspettare molto tempo prima di essere pubblicato. Le memorie di Nell Kimball infatti, affidate nel 1932 al celebre scrittore Stephen Longstreet, furono regolarmente rifiutate dagli editori per la loro franchezza e la crudezza del linguaggio. Vennero pubblicate solo a distanza di quarant’anni (in Italia il libro fu pubblicato nel 1975 da Adelphi), offrendo anche un significativo ulteriore spunto al dibattito sulla prostituzione all’interno del movimento femminista.
Testi come quello di Nell Kimball o Polly Adler raccontavano infatti la quotidianità delle lavoratrici del sesso, sfidando i più diffusi luoghi comuni sulla prostituzione. Questo diede il via, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, alla creazione di gruppi politici e all’organizzazione di manifestazioni e convegni, con la presa di parola pubblica anche da parte delle prostitute che.
Questa presa di coscienza da parte delle lavoratrici del sesso, ha rivoluzionato l’analisi femminista tradizionale che vedeva in questo fenomeno solamente uno strumento di oppressione sessuale.
Sono molti invece gli aspetti femministi rivendicati dalle prostitute, come ad esempio l’auto-determinazione sessuale e la sfida alle concettualizzazioni simboliche della femminilità.
Tutti aspetti che si possono riscontrare nel racconto della Kimball, che da semplice testimonianza diventa il punto di partenza per un nuovo tipo di analisi e di rivendicazione.
La messa in scena prevede l’utilizzo emozionale di video proiezioni con immagini d’epoca che inseriscono l’attrice anche visivamente nel contesto dell’America dei primi decenni del ‘900.
In quegli stessi anni, proprio nella New Orleans raccontata dalla Kimball, si stava sviluppando il jazz. Da Jelly Roll Morton, a Duke Ellington, passando per Bessie Smith e altri interpreti, anche la musica diventa una parte fondamentale per raccontare questa storia. Ogni brano, eseguito dal vivo sulla scena, vuole guidare lo spettatore tra le memorie di una maitresse americana, con coraggio, ironia e passione.
21 novembre ore 16.00 SALA MERCATO
AMO DUNQUE SONO
Spettacolo- Da Sibilla Aleramo, testo Alessandra Cenni
Ideazione e regia Consuelo Barilari
con Viola Graziosi
voci Graziano Piazza
Produzione Schegge di Mediterraneo – Festival dell’Eccellenza al Femminile in collaborazione con Enciclopedia delle Donne
Si chiamava Rina Faccio, ma per tutti è stata e sarà per sempre Sibilla Aleramo.
Nella sua lunga vita ha scritto prevalentemente di se stessa, della propria vita tormentata ma colma di avvenimenti, amanti e personaggi. L’attrice Viola G. in sala di registrazione interpreta la storia della movimentata vita sentimentale di Sibilla Aleramo per un audio libro. Ma le parole si staccano dal foglio e diventano vita delle due donne che si incontrano, si specchiano, si mettono a confronto. L’amore dell’una che vive oggi si intreccia con le passioni dell’altra, nell’incanto di un incontro che non ha cofinii di tempo, di spazio e di genere.
Lo spettacolo non è tratto da un diario, neanche da un romanzo, né da un’autobiografia: potrebbe definirsi un “esercizio di autoanalisi” attraverso l’amore e la descrizione delle più intime e impercettibili sensazioni della passione di una donna, è il biopic sull’Amore, dove l’assioma cartesiano della vita è Sibilla Aleramo.
Alla fine dello spettacolo
Incontro
SCANDALOSA SIBILLA
Con Laura Palmieri, giornalista Radio 3 e Alessandra Cenni, scrittrice autrice del testo teatrale
L’hanno letta le ragazze di oggi? O conoscono solo la sua tormentata relazione con Dino Campana? Se così fosse, peccato! Scandalosa, avida di vita e di amore ha ancora tanto da insegnare. La sua voce ci riporta al presente e alla dose di coraggio necessaria per scegliere liberamente il proprio destino.
23 e 24 novembre ore 20.30 – SALA MERCATO
LA SCIMMIA
Spettacolo di e con Giuliana Musso
Liberamente ispirato al racconto Una Relazione per un’Accademia di Franz Kafka
Traduzione e consulenza drammaturgica di Monica Capuani
Musiche originali composte ed eseguite da Giovanna Pezzetta
Movimento a cura di Marta Bevilacqua
Produzione La Corte Ospitale / Coproduzione Operaestate Festival Veneto con il sostegno del Teatro Comunale Città di Vicenza (progetto Residenze 2018 – We Art 3)
Un essere per metà scimmia e per metà uomo appare sul palcoscenico. È un vero fenomeno: un animale che parla, canta e balla. Un buffone, un mostro comico. È nato dalle ferite dell’anima di Franz Kafka, nel 1917, mentre i nazionalismi facevano tremare le vene dell’Europa. Rivive oggi, dopo cent’anni, in una nuova riscrittura di Giuliana Musso, con una più forte consapevolezza politica ed esistenziale. Si rivolge ad un auditorio di illustri Accademici, all’alta società del pensiero e della scienza e racconta la sua storia. Scimmia libera, unica sopravvissuta di una battuta di caccia, catturata, ingabbiata e torturata, non può fuggire e per sopravvivere alla violenza sceglie l’adattamento: imita gli umani che l’hanno catturata, impara ad agire e a ragionare come loro. La scimmia dunque deve dimenticare la vita nella foresta, rinunciare a sé stessa, ignorare la chimica del proprio corpo e così imparare. Imparare il nostro linguaggio. Impara ad ignorare l’esperienza, a pensare senza sentire. “La Scimmia” è il racconto di una strategia di sopravvivenza che prevede la perdita di sé stessi e del proprio sentire nel corpo. È la descrizione di un’iniziazione inevitabile alle solite vecchie regole del gioco del patriarcato, che impone la rinuncia all’intelligenza del corpo, al sapere dell’esperienza e dell’emozione. Si tratta di una rinuncia drammatica: senza quella voce interiore, integra e autentica, come si può esprimere l’intelligenza empatica così indispensabile alla sopravvivenza del vivente? La scimmia è il corpo che vive, sente e quindi pensa. È l’animale pienamente umano. La scimmia siamo noi.
25 novembre ore 17.00 SALA AGAVE EX CONVENTO DELL’ANNUNZIATA SESTRI LEVANTE
Incontro per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donna con le Associazioni del Tigullio
25 novembre ore 18.00 SALA AGAVE EX CONVENTO DELL’ANNUNZIATA SESTRI LEVANTE
LUISA
Spettacolo di e con Bruna Braidotti
produzione La Scena delle Donne
Luisa è una donna sola, in un bagno davanti ad uno specchio. Ripercorre la sua vita e nei flash della memoria compare la sua infanzia, la scena si popola dei personaggi familiari, nei pensieri di una notte qualcosa si dipana, l’alba se non ripara chiarifica e questo per Luisa è già molto. Il tema è la violenza sessuale subita nell’infanzia. Fatto purtroppo non infrequente che segna la vita di molte donne, molte delle quali non riescono a superare la lacerazione che si è prodotta quando erano bambine. Altre svolgono una vita apparentemente normale, come se nulla fosse successo, come Luisa, il vuoto dell’infanzia si è mascherato in un atteggiamento falsamente sicuro di sé, in un rapporto strano e sempre perdente con gli uomini, nell’essersi fatta maschera del desiderio maschile, così come aveva appreso nell’infanzia, e nell’iterare all’infinito quel rapporto in cui lei chiede affetto ad un lui per il quale lei non c’è, in nessun caso, né come bimba, né come donna. Solo il ricordo della madre, l’unica altra donna che poteva darle identità la aiuterà nella risalita verso se stessa.
Il testo Luisa nasce dalla collaborazione di molte donne con cui l’autrice si è confrontata dal 1995 ad oggi. Ha assunto nel corso degli anni diverse forme di cui questa è l’ultima sintesi frutto anche della riflessione e dell’elaborazione dei temi che la rappresentazione dello spettacolo ha permesso.
25 novembre ore 18 FOYER SALA MERCATO
Incontro
DOPPIO TAGLIO vittime e carnefici nella relazione violenta
Con Silvana Zanovello, critica teatrale, Valeria Palumbo giornalista caporedattrice RCS
Nelle coppie dipendenti osserviamo una complementarità di ruoli che mantengono l’asimmetria del legame e l’invischiamento patologico.
Potremmo sinteticamente considerare questi ruoli come quelli di “vittima”, “carnefice” e “salvatore”. E’ possibile che nella coppia si oscilli da un ruolo all’altro… come nel racconto la Mite di Fëdor Dostoevskij…
25 novembre ore 19.30 SALA MERCATO
LA MITE
Di Fëdor Dostoevskij
Adattamento e regia Nicola Zavagli
Con Beatrice Visibelli
Produzione Teatri d’imbarco
Un intenso monologo sulla violenza domestica che Nicola Zavagli ha tratto dal racconto di Fëdor Dostoevskij per l’interpretazione appassionata di Beatrice Visibelli. Dando voce al carnefice, la sensibilità dell’attrice si immergerà nei labirinti oscuri della sua mente, con un inedito e sconcertante rovesciamento di prospettive e di ruoli. Beatrice Visibelli affronta il rapporto uomo/donna nel suo schema maledetto di vittima e carnefice. E lo fa in un originale ribaltamento di ruoli, non nella parte della donna/vittima, ma provando a immergersi nei labirinti della mente dell’uomo/carnefice. E per allontanarsi dalla cronaca (che inesorabile continua a denunciare lo stillicidio delle vittime) sceglie un monologo scritto dal più profondo indagatore dell’animo umano: Dostoevskij. Un monologo polifonico dove i pensieri diventano un flusso di parole che tentano ostinatamente di capire il perché di un rapporto dominato dal silenzio, usato come arma di potere e di tortura psicologica. E dove infine in un crescendo incalzante emerge il carattere tutt’altro che “mite” della giovane donna. “A volte sentivo per lei una tormentosa pietà, sebbene talora mi sorridesse proprio l’idea della sua umiliazione.” Un capolavoro urgente per capire dal profondo il nostro tempo.
Ispirato a un caso di cronaca, questo lungo racconto è stato pubblicato dall’autore nel 1876, nel numero di novembre del suo Diario di uno scrittore a cadenza mensile. In Italia è arrivato per la prima volta nel 1919. “Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo. L’uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri… Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da se stesso”. Così scrive Dostoevskij nel presentare l’opera ai lettori. L’uomo, quarantuno anni, ex capitano cacciato dal reggimento con l’accusa di viltà e ora titolare di un banco dei pegni, non è un inveterato criminale, ma come l’Uomo del sottosuolo è divorato dalla rabbia e dal rancore. Ha sposato una sedicenne di umili condizioni e la sua avidità senza scrupoli lo ha portato a considerare la moglie solo una sua proprietà. Il racconto restituisce con sconcertante realismo il suo soliloquio interiore che alla fine, tra contraddizioni, accuse rabbiose e false giustificazioni, lo avvicinerà, poco a poco, alla verità.
26 novembre ore 20.30 – SALA MERCATO
MUSA E GETTA
IL TESTAMENTO DI Nadia Krupskaja
Tratto dal libro Musa e getta. Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate) a cura di Arianna Ninchi e Silvia Siravo – Ponte alle Grazie, Milano, 2020
Nadia Krupskaja interpretata da Arianna Ninchi
Testo di Ritanna Armeni
Allestimento scenico e produzione Schegge di Mediterraneo/Festival dell’Eccellenza al Femminile
Musa e getta è un format al femminile con cui il Festival intende celebrare donne che hanno vissuto accanto a grandi uomini, che hanno vissuto accanto a grandi donne Lou Andreas-Salomé, Luisa Baccara, Maria Callas, Pamela Des Barres, Zelda Fitzgerald, Rosalind Franklin, Jeanne Hébuterne, Kiki de Montparnasse, Nadia Krupskaja, Amanda Lear, Alene Lee, Dora Maar, Kate Moss, Regine Olsen, Sabina Spielrein. e esaltarne l’arte di ispirare i talenti. Si tratta di un progetto crossmediale, che si articola in ambito editoriale e teatrale. Nell’ambito del Festival dell’Eccellenza al Femminile due degli straordinari personaggi descritti nei 16 racconti, Nadia Krupskaja e Maria Callas diventeranno monologhi interpretati dalle giovani attrici Silvia Siravo e Arianna Ninchi che sono anche le curatrici del progetto.
Il punto di partenza è infatti un’antologia al femminile per la casa editrice Ponte alle Grazie: ideata e curata da Arianna Ninchi e Silvia Siravo, “Musa e getta”. Le autrici: Ritanna Armeni, Angela Bubba, Maria Grazia Calandrone, Elisa Casseri, Claudia Durastanti, Ilaria Gaspari, Lisa Ginzburg, Chiara Lalli, Cristina Marconi, Lorenza Pieri, Laura Pugno, Veronica Raimo, Tea Ranno, Igiaba Scego, Anna Siccardi, Chiara Tagliaferri svelano qui altrettante donne meravigliose.
Alla fine dello spettacolo
LA MUSA DELLA RIVOLUZIONE
Incontro
Con Ritanna Armeni, giornalista e scrittrice
I rapporti tra la vedova di Lenin e Stalin non erano semplici. Condannava le persecuzioni contro i figli dei cosiddetti “traditori della patria”. Si diceva che al XVIII congresso di partito volesse rendere pubblica una lettera scritta da Lenin poco prima della sua morte in cui proponeva come suo successore un candidato che non era Stalin. Il 26 febbraio 1939 la Krupskaja invitò degli ospiti per festeggiare il suo settantesimo compleanno. Stalin le mandò una torta. Tutti sapevano che la vedova non poteva resistere ai dolci. La sera si sentì male. Il medico arrivò solo tre ore e mezzo dopo e le diagnosticò una peritonite acuta. Venne portata all’ospedale troppo tardi e morì la notte stessa.
27 novembre ore 18.00 SALA MERCATO
Incontro
LA REGOLA
Con Giovanna Rosi e la squadra femminile di pallavolo AVB Genoa Volley
Si chiama “muro” la parte del corpo che uno o più giocatori di prima linea possono innalzare al di sopra della rete al fine di arrestare il colpo avversario……
27 novembre ore 1930.00 SALA MERCATO
28 novembre ore 16.00 SALA MERCATO
THE BLOCK • IL MURO
Spettacolo con Milo Prunotto
regia di Matteo Corradini
Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori. ITALO CALVINO
La pallavolo è uno sport che ti insegna che tu da solo non puoi fare nulla. Non è che chi gioca a pallavolo sia più buono, sono le regole: se non puoi toccare la palla due volte di fila, pure se sei egoista impari a pensare in una logica di squadra, a vivere tenendo a bada l’individualità che è poi quella follia di pensare che basti a te stesso. ANDREA ZORZI
Il muro / The block non è una storia sullo sport, non è una storia sul volley. La pallavolo è l’ambiente nel quale convivono le storie di sei persone, sei giovani ragazze molto diverse tra loro. Il volley è una metafora. Il volley è scenografia. Il volley è l’occasione per vedere le storie di sei persone intrecciarsi in un’unica storia, la storia di una squadra, di una serata, di una partita. In tutte le squadre accade in fondo la stessa cosa: le vicende umane, i sentimenti, i dolori, le speranze di ciascuno vanno a formare un amalgama nella quale combattere, soffrire, gioire insieme. Forse per questo lo sport di squadra diventa metafora della vita, dello spirito, della geografia, della cronaca. Il muro / The Block è una azione del volley. Ma qui diventa qualcosa di più forte. Ogni personaggio in scena si interroga sui muri che ha dentro, su cosa non gli permette di essere libero. Una ragazza attende di giocare la partita. È l’ultima rimasta nello spogliatoio. Pensare e ripensare ai muri vuol dire provare ad abbatterli, anche, o a superarli, come si fa nel volley. Senza temerli. Anzi, sapendo che il muro in fondo è stato maestro, guida, ispirazione. È stato spirito, anche: ci ha permesso di interrogarci su cosa non vediamo, cosa non sappiamo, cosa realmente desideriamo