Museo Biblioteca dell’Attore: “cold case” —–> Il caso Martoglio
Mercoledì 13 dicembre 2023, ore 17.00
al Museo Biblioteca dell’Attore, via del Seminario 10, quarto piano
Presentazione del volume
“IL CASO MARTOGLIO”
di Luciano Mirone
L’Informazione editore, 2023
Alla presenza dell’Autore
letture di
Maria Elisa Gallo
Un cold case lungo cento anni. Un cold case insabbiato dagli inquirenti, sotterrato dal fascismo, cancellato dalla guerra, lo stesso destino di “Sperduti nel buio” (mitico film del cinema “muto” razziato dall’esercito nazista dal Centro sperimentale di cinematografia di Roma), scritto e diretto dal protagonista di questa storia, Nino Martoglio, commediografo, drammaturgo, poeta e giornalista nel periodo fra Ottocento e Novecento, maestro di palcoscenico di Luigi Pirandello, scopritore e regista di grandi talenti teatrali come Angelo Musco e Giovanni Grasso (definito da Lee Strasberg, fondatore dell’Actor’s Studio di New York, “l’attore tragico più grande del mondo”), ispiratore del neorealismo di Visconti, De Sica e Rossellini.
Un cold case su una morte archiviata troppo presto come “accidentale” all’interno della tromba di un ascensore: oggi questo epilogo viene messo in discussione dal libro del giornalista e scrittore Luciano Mirone, “Il Caso Martoglio. Un misfatto di Stato alla vigilia del fascismo” (L’Informazione), che verrà presentato Mercoledì 13 dicembre alle 17 presso il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova (via del Seminario, 10).
Il volume racconta una storia diametralmente opposta rispetto a quella ricostruita dalla versione ufficiale, lancia molti dubbi attraverso le numerose contraddizioni dell’inchiesta (rilevate ed evidenziate dall’autore) e le parole del prof. Cristoforo Pomara, docente di Medicina legale all’Università di Catania.
Troppo corrosivo, Martoglio, troppo libero e troppo odiato dal potere per essere tollerato in un’Italia che sta per fare il salto nel buio. Basti pensare alle oltre duecento querele subite e ai ventuno duelli effettuati a causa del suo giornale satirico, D’Artagnan.
Tutto “troppo”. Anche la “banalizzazione” di una morte che sembra la fotocopia di tanti delitti eccellenti commessi nei confronti degli intellettuali per cancellare, fin dalle prime battute, mandanti e moventi di un delitto: da Pierpaolo Pasolini a Giuseppe Fava, da Mauro Rostagno a Mauro De Mauro, tanto per citare qualche nome.
La vicenda si svolge a Catania nella serata del 15 settembre 1921. L’artista accompagna il figlioletto di undici anni all’ospedale Vittorio Emanuele. Il bambino è ammalato di paratifo: viene ricoverato in un edificio in ristrutturazione, buio e isolato, luogo ideale per commettere un omicidio camuffato da morte accidentale.
Sono circa le 21,30. Martoglio saluta la moglie e il figlio, fa pochi passi nel corridoio e sparisce per sempre. Da quel momento scattano i depistaggi, innumerevoli e goffi, ma ben protetti dall’alto. Tutto si snoda in una Catania nella quale il rapporto fra mafia e politica è antecedente alla data fissata dal pentito Giuseppe Calderone (1927) quando parla delle origini di Cosa nostra all’ombra dell’Etna. Ma tutto prosegue e porta direttamente al delitto del leader socialista Giacomo Matteotti commesso tre anni dopo: protagonisti certi uomini politici che fanno da trait d’union fra le due vicende.
Per svolgere questa indagine Luciano Mirone ha girato l’Italia: “Ho cercato di andare ‘oltre’ le carte dell’inchiesta giudiziaria e del processo civile – dice l’autore – . Ho scartabellato negli scaffali dell’Arma dei Carabinieri alla ricerca di un rapporto alternativo a quello della Polizia (che allora fece l’indagine), in quelli dell’Archivio di Stato di Roma e di Catania, in quelli del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, dove è conservato il fondo Martoglio (un preziosissimo scrigno che ospita centinaia di lettere, sceneggiature teatrali e cinematografiche, tante foto dell’artista), dove ho trovato diversi tasselli fondamentali per ricostruire il mosaico”.
Ne è uscito un libro che sta suscitando curiosità e interesse (di recente è stato presentato a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati), sia nei confronti di un caso molto intrigante, sia nei confronti di un artista che assieme a Giovanni Verga, a Luigi Capuana e a Federico De Roberto è uno dei simboli del verismo.
LUCIANO MIRONE, giornalista, ha lavorato anche con il Giornale di Sicilia, I Siciliani di Giuseppe Fava, La Repubblica, il Venerdì di Repubblica, Left e Diario. Fondatore del periodico giovanile Lo Scarabeo, dirige il quotidiano online L’Informazione. Ha realizzato quattordici libri, fra cui Gli insabbiati, A Palermo per morire, Un “suicidio” di mafia (Castelvecchi), Le città della luna (Rubbettino), L’antiquario di Greta Garbo (A&B), Il futuro è adesso(con Leoluca Orlando, Melampo editore), Il set delle meraviglie e Itaca (L’Informazione). Ha redatto i testi della graphicnovel (con disegni di Antonio Bonanno)Cosimo Cristina. Il “cronista ragazzino” ucciso dalla mafia (Round Robin). È autore del monologo Uno scandalo italiano.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.
Fonte: Museo Biblioteca dell’Attore