Museo Galata: Gli strumenti nautici ai tempi di Cristoforo Colombo
Parliamo spesso di arte di navigare. Arte intesa come dominio di una tecnica che era tramandata solamente a voce e grazie all’esperienza diretta. Essere in grado di navigare significa portare la propria nave a destinazione in sicurezza.
Grazie a quali pratiche avveniva tutto cio? Grazie a quali strumenti?
La cosa fondamentale era conoscere la posizione della propria nave, riuscendo a capire le distanze percorse e da percorrere. Ovviamente tutto andava fatto facendo attenzione ai mutamenti del tempo.
Per orientarsi, cioè capire dove ci si trova, sono sempre state usate la posizione del sole e quella delle stelle più luminose rispetto alla Stella Polare.
Possiamo dire che a bordo quindi gli strumenti potevano versomilmente essere:
Un solcometro
Una clessidra
Uno scandaglio
Una bussola
Uno Strumento per la misurazione della latitudine
Due tavolette per calcolare distanze e traiettoria
Carte
Per conoscere le distanze servivano due cose:
Essere in grado di contare le leghe da un punto all’altro sulla carta e calcolare la distanza effettiva che si era percorsa (metodi empirici calcolando la velocità della nave) e veniva sommata ogni giorno.
Per calcolare le leghe è possibile che fosse necessario l’aiuto di un cartografo, quindi la compilazione poteva essere a due mani (pilota e cartografo, o pilota e scrivano).
Solcometro
Il solcometro consiste in una tavoletta galleggiante che veniva buttata a poppa dalla nave ed era legato a una sagola (corda) con nodi posti equidistanti. Il numero di nodi scorso del tempo della clessidra, dava una velocità approssimativa della nave. Di giorno l’esperienza personale era più attendibile delle tavolette buttate in mare, di notte la cosa era più complessa e comunque un errore di un nodo su cinque poteva essere considerato nomale.
Clessidra
La clessidra marca un tempo che solitamente è mezz’ora. La mezz’ora è il tempo che scandisce tutte le attività di bordo. Ogni otto rovesciamenti cambiava il turno di guardia. Vi era poi una clessidra più piccola, che aveva una durata di un minuto, un minuto e mezzo che serviva a stimare la velocità della nave, attraverso l’uso combinato del solcometro.
Mostrarombi
Si tratta di una tavoletta di legno ha otto buchi per ciascuna delle 16 o 32 direzioni per indicare con punteruoli la prora tenuta ogni trenta minuti. Serve come collegamento tra i capoturno di guardia, analfabeti, e i piloti, semianalfabeti. Lo strumento, detto anche “renard” trasferiva ai piloti i valori di prora e talvolta di velocità tenuta durante la guardia. I piloti ricostruivano il tracciato giornaliero e registravano i dati sul brogliaccio di navigazione.
Martelojo
Si tratta di una tavoletta con incisa o disegnata una tabella segnapunti, collegata con cordini e puntine che andavano a segnare una distanza percorsa (un punto equivaleva a un certo numero di leghe). In questo modo da non essere tenuta a mente. L’etimologia della parola ne ricorda l’utilizzo “discorso che accompagna”.
Scandaglio
il primo e più rudimentale strumento per navigare fu lo scandaglio: una lunga pertica di legno per saggiare il fondo o un peso di piombo attaccato a una che avea nodi a distanza regolare per poter stimare la profondità delle acque. In alcuni casi il piombo era cavo e aveva una colla o grasso spalmato all’interno, per poter prelevare del materiale dal fondo marino (sabbia, alghe).
Bussola
La Bussola magnetica usata in Mediterraneo aveva nel quadrante una rosa dei venti a 16 direzioni.
Carta Piana
La carta piana veniva utilizzata per il carteggio in mare, era priva di riferimenti cardinali e costieri. È detta anche grigliato o reticolato costituito da quadrati. Le carte per la navigazione mediterranea erano dette “portolani” normali. Le carte portolano di bordo presentavano un reticolato o parte di esso, noto come triangolazione, le cui linee erano chiamati venti e mezzi venti.
Per saperne di più sugli strumenti per conoscere la latitudine, approfondiremo la prossima puntata del nostro diario di bordo!
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Fonte: Galata Museo del Mare