Arcidiocesi: L’Arcivescovo nel discorso di fine anno, in occasione del Te Deum: «Nel 2023 con uno sguardo di fede, speranza e intraprendenza»
Sabato 31 dicembre 2022 nella Chiesa del Gesù, in occasione del canto di ringraziamento del Te Deum, l’Arcivescovo ha pronunciato il tradizionale discorso di fine anno rivolto alla Chiesa e alla Città.
Mons. Tasca si è soffermato sullo stile che deve avere il cristiano di fronte alla realtà, uno stile partecipativo e basato sul Vangelo di Gesù, con sguardo di speranza, fede e intraprendenza nel domani.
“La mia prima preoccupazione – ha detto Mons. Tasca – è che come cristiani sappiamo generare comunità aperte, inclusive, con uno stile di prossimità e di attenzione verso chi abbiamo intorno”.
Riflettendo sui dati forniti dal CENSIS che fotografa le italiane e gli italiani come gente spaventata, malinconica, arrabbiata, l’Arcivescovo ha affermato che alla luce delle crisi che viviamo, poche persone accumulano sempre più ricchezza mentre la maggioranza si impoverisce. E allora, con stile cristiano, dobbiamo focalizzare l’attenzione sull’unica convenienza che ci interessa “portare a casa” per il nostro futuro, e cioè “sentirci dire che abbiamo amato, che abbiamo dato tutto, che siamo stati maltrattati per il nostro metterci in gioco, che la nostra vita ha avuto senso qualunque sia la sua durata e la sua conclusione”.
Commentando poi il Rapporto Caritas su Povertà ed Esclusione Sociale in cui è emerso che “tra gli assistiti Caritas, il 42% ha fatto il primo accesso nei nostri circuiti proprio nel corso del 2021”, che il 64% degli assistiti dichiara di avere figli a carico e che “rispetto ad un anno fa, l’incidenza delle prese in carico pubbliche risulta in calo di oltre 12 punti percentuali”, Mons. Tasca ha portando poi l’attenzione su quelle che ormai si definiscono ‘nuove povertà’, indicando tra queste la povertà educativa, la pandemia silenziosa che colpisce i più giovani sempre più chiusi in sé stessi, iperconnessi e smarriti, tra i quali aumentano i ricoveri psichiatrici e infine la condizione di discriminazione, di violenza e di sofferenza che vivono ancora innumerevoli donne.
Un pensiero poi alla crisi climatica che “degenera a causa dell’insostenibile attività umana sta diventando la grande causa non solo delle nuove e future povertà e migrazioni, ma di stravolgimenti che nelle nostre vite non avremmo forse mai immaginato”.
Di fronte a questo scenario globale, quali allora i percorsi di ripartenza che la Chiesa e la Città possono offrire?
“Lavoriamo insieme – ha suggerito l’Arcivescovo – per continuare ad implementare il meglio di alcune esperienze amministrative: le case di quartiere, le comunità di famiglie, gli empori solidali, le borse lavoro per l’inclusione dei migranti, le misure alternative al carcere, gli spazi di aggregazione a libero accesso e così via”.
“Ricordiamoci sempre – ha concluso – perché quel Gesù di cui siamo innamorati ha vissuto così la sua esistenza: “perché abbiano la Vita, e l’abbiano in abbondanza” come dice il vangelo di Giovanni.
Sia questo il nostro atteggiamento di fondo, la nostra lanterna cittadina, l’obiettivo del nostro affaticarci giorno dopo giorno e la nostra creatività liberante nell’aprire strade nel deserto”.
IN ALLEGATO IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO PRONUNCIATO DALL’ARCIVESCOVO
Fonte: Arcidiocesi Liguria