Commercio, industria e trasporti i settori più danneggiati dal crollo, sia per numero di denunce danni che per entità complessiva del danno.
Nell’industria il danno medio più alto, seguita da trasporti/spedizioni e costruzioni.
Il “resto di Genova” l’area geografica che ha compilato il maggior numero di denunce in assoluto, seguito da zona arancione/rossa e “resto d’Italia”.
Il tributo più alto in assoluto lo paga il commercio genovese, con 797 modelli presentati su 2058 e 121.104.653 euro di danni su un totale di 422.104.708, concentrati soprattutto in città (553 modelli e 46.211.050 euro). Subito dopo l’industria, con un numero molto minore di segnalazioni (212) ma un danno complessivo di ben 117.636.816 euro, 77.903.726 dei quali subiti nelle zone arancione/rossa. Al terzo posto i trasporti e le spedizioni, con 209 modelli e 95.013.318 euro di danni complessivi, anche questi provenienti in larga parte da Genova città (151 modelli per 68.819.702 euro).
Se invece del danno complessivo si guarda al danno medio subito, al primo posto sale l’industria con 554.890 euro, che diventano 1.997.531 nelle zone arancione/rossa e 2.217.488 in provincia di Genova. Al secondo posto i trasporti e le spedizioni, con un danno medio di 454.609 euro, e al terzo le costruzioni, con 221.610 euro.
Sono questi i primi risultati dell’analisi effettuata dagli uffici della Camera di Commercio a partire dai 2058 modelli AE di segnalazione dei danni diretti e indiretti subiti dalle imprese genovesi all’indomani del crollo di Ponte Morandi. Le sei aree geografiche prese in considerazione nell’analisi sono innanzitutto le zone arancione/rossa – quelle sotto il pone e nelle immediate vicinanze – il resto di Genova, i cinque Comuni della Valpolcevera (Campomorone, Ceranesi, Mignanego, Sant’Olcese, Serra Riccò), il resto della provincia e il resto d’Italia.
Delle 1434 imprese insediate nelle zona arancione e rossa, soltanto 404 hanno presentato alla Camera di Commercio la denuncia dei danni (28,2%), mentre ben 1420 vengono dal resto di Genova (3%), 54 dai Comuni della Valpolcevera (3,3%), 61 dal resto della provincia (0,3%), e ben 119 dal resto d’Italia (0,002%).
La denuncia che arriva da più lontano è stata inoltrata da un’impresa con sede a Madrid, mentre in Italia il primato della distanza fra sede dell’impresa e luogo del danno va alla Sicilia. La provincia, a parte Genova, che ha inviato più modelli è Milano (25) mentre fra i comuni spiccano le 24 denunce di Serra Riccò. Ma è un danno ben ripartito su tutto il territorio nazionale, perché le province interessate sono 40.
Il danno più alto fra quelli denunciati alla Camera di Commercio, infine, sfiora i 50 milioni di euro ed è stato subito da un’attività industriale della zona rossa, mentre, all’altro estremo, sono 40 le imprese che hanno denunciato danni inferiori a 1000 euro.
“La sensazione è che molte delle imprese della zona rossa e arancione abbiano rinunciato in partenza a partecipare alla conta dei danni, o perché scoraggiate dalla mancanza di certezze sui fondi disponibili per gli indennizzi o perché non informate a sufficienza – è il commento del presidente della Camera di Commercio Luigi Attanasio – Quel che è certo è che si tratta di una questione non genovese ma nazionale, come dimostrano le oltre 100 denunce arrivate da fuori Liguria e la loro distribuzione in tutto il Paese. Ma soprattutto, aldilà delle denunce presentate preoccupa l’impatto sulle attività portuali e logistiche e sull’economia turistica, che va ben oltre gli importi segnalati e che stiamo cercando di stimare con altri strumenti”.
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