Notizie metropolitane Genova: Quando gli alberi erano messaggi d’amore: il Cantamaggio torna nei borghi dell’Aveto
A Prato Sopralacroce, frazione di Borzonasca, sabato 28 aprile rivivrà in versione gastronomica e itinerante l’antica tradizione rurale della festa che celebrava l’arrivo della primavera.
Vi siam venuti a dire che maggio l’è arrivato, se n’è partito aprile… Tra i riti che sull’Appenino genovese si tramandano da secoli e che segnano il passaggio delle stagioni, la notte del 30 aprile c’è il Cantamaggio, un momento autentico di cultura popolare da condividere in allegria. E se il filo conduttore di questa festa resta ovunque annunciare l’arrivo della primavera, passando di valle in valle e di paese in paese nel territorio del Parco dell’Aveto cambiano le liturgie e i racconti si arricchiscono di tanti aneddoti.
In Val Graveglia il Cantamaggio era l’occasione per dichiarare il proprio amore alla propria amata, con l’aiuto di un gruppo di amici. Gli uomini andavano nel bosco e tagliavano un bel castagno novello da portare a mezzanotte a casa dell’amata, decorato con rose e rami di maggiociondolo; doveva essere il più alto possibile, fino a superare l’altezza della casa, per essere ben visibile a tutti, e normalmente rimaneva al suo posto fino all’anno successivo. I ragazzi trasportavano l’albero cantando fino alla casa della ragazza, dove venivano ben accolti e rifocillati dalla famiglia della prescelta, con ravioli, gallina bollita, cima ripiena, dolci e, naturalmente, tanto vino! E il canto …maggio giocondo, rallegra tutto il mondo… durava fino all’alba.
A Santo Stefano d’Aveto il Cantamaggio è ancora oggi un raduno spontaneo di amici che a mezzanotte, portando un ramo di ciliegio, passano sotto tutti i balconi per annunciare cantando l’arrivo della primavera. E se un tempo il gruppo di cantori era formato da soli uomini, che non si facevano mancare l’occasione di cantare con enfasi sotto le finestre delle ragazze da marito, come in una sorta di serenata, oggi anche le donne si uniscono al gruppo.
In Valle Sturla, invece, il ‘portar maggio’ prendeva una forma meno romantica e più goliardica. Anche qui era usanza portare gli alberi davanti alle case delle ragazze del paese, ma ogni pianta aveva un significato speciale: çêxa (ciliegio) figgia de gêxa, öna (ontano) figgia bona, e nôxa (noce) figgia spozâ, mentre l’acacia era destinata alle fanciulle un po’ meno morigerate. Gli alberi venivano trasportati in gran segreto durante la notte fino alle case delle ragazze, che al risveglio trovavano la pianta e in base al suo significato ci ridevano su o si infuriavano.
A Prato Sopralacroce, frazione di Borzonasca, dallo scorso anno si è tornati dopo vent’anni a festeggiare il Cantamaggio, anzi il Cantama…ngio, con una gustosa festa itinerante che ha coinvolto i piccoli borghi storici, animati dalla presenza di tanti visitatori. E quest’anno si replica: l’appuntamento è sabato 28 aprile alle 14: da Prato Sopralacroce la festa si muoverà con tante tappe da Perlezzi a Prato e Zanoni, da Vallepiana a Belvedere e Bevena, permettendo ai visitatori di scoprire carruggi e piazzette assaggiando i piatti tipici del nostro entroterra – dalla baciocca alla torta di riso e ai ripieni – e ascoltando storie e leggende, allietati dalle fisarmoniche di Varese Ligure e Zolezzi e dal Coro Polifonico di S. Stefano d’Aveto.
Il Cantama… ngio sarà un viaggio emozionante attraverso la storia del territorio, accompagnati dal suono della buccina, l’antica tromba costruita come da tradizione con la corteccia del castagno, che richiamerà i presenti per radunarli e proseguire insieme il cammino. L’evento è organizzato dai ragazzi di Sopralacroce insieme al Comitato Promozione e Sviluppo Borzonasca. A Borzonasca si terrà una piccola anteprima già in mattinata, con una breve incursione cantata tra le vie del paese a partire dalle 11. Tutti sono invitati a vestire abiti contadini per entrare meglio nell’atmosfera della festa.
Fonte: Notizie Metropolitane Genova