Schizzo futurista, la relazione dello storico Franco Bianchi
In merito alla pubblicazione, per la rubrica culturale “Alle origini della nostra cività”, dello schizzo futurista raffigurante un cavallo in movimento, realizzato nei primi anni del ‘900 a Parigi presso il Boulevard St. Germain, il famoso quartiere dove si ritrovavano gli intellettuali, gli scrittori e gli artisti di ispirazione futurista, pubblichiamo la relazione dello storico Franco Bianchi, collaboratore del Parco delle Alpi Liguri: “Il cavallo, possedendo un senso intrinseco di potenza e velocità, ha colpito l’immaginario artistico fin dalla comparsa della specie homo sapiens (Altamira, Lascaux). Il verso di una delle più significative liriche di Montale, per dare l’idea del male di vivere usa, non a caso, le parole “cavallo stramazzato”. Nel futurismo, fenomeno prepotentemente italiano e prima avanguardia del ‘900, la figura del cavallo sembra in effetti recuperare il senso che traspare nei dipinti rupestri della preistoria: sono la velocità e la potenza, i poderosi muscoli che sprigionano energia inesauribile, lo slancio verso il futuro ad avere il sopravvento.
Praticamente tutti i futuristi si sono misurati con il cavallo cogliendone soprattutto il dinamismo e, insieme il senso di competizione che sembra connaturato all’animale colto nello sforzo di una corsa all’ippodromo, come nel caso del bozzetto.
Ciò che più conta per i futuristi non è però il contesto, ma l’atto di potenza in se ed è dunque importante cogliere il senso della velocità, il gettare il cuore oltre l’ostacolo, esaltare lo sforzo. I particolari non si perdono, come apparentemente sembrerebbe, ma si fondono nella tensione del momento. Tutto concorre ad esaltare la velocità in se e i particolari diventano strumenti dinamici posti al servizio di questo scopo. L’occhio e, dunque, la matita che fissa sulla carta, sono rapiti dalla tensione e intravvedono i particolari nel vortice che si crea, ma è lo stesso vortice a dominare l’attimo.
Nel manifesto tecnico dei pittori futuristi si parla della necessità di raggiungere “la sintesi dinamica tra lo spazio e l’oggetto” per rendere la realtà che fugge in avanti. Lo farà Boccioni, ad esempio, nel suo notissimo “Dinamismo di un cavallo in corsa + case” del 1915 (collezione Guggennheim di Venezia) applicando al futurismo la lezione del cubismo tentandone una sintesi scultorea.
In questo bozzetto, la sintesi è ben rappresentata dalle scorribande della matita che rappresentano lo squarciarsi dell’aria e, in fondo, il suo inchinarsi, alla velocità”.
Christian Flammia – 12 02 2018