5-6 febbraio, ore 20.30
SE MIA MADRE MI FACESSE A PEZZI
nessuno mi verrebbe a cercare
Adattamento e Regia Elena Dragonetti
Con Marta Prunotto
Tratto dal romanzo “Et au pire on se mariera” di Sophie Bienvenu
Traduzione Sonia Fenoglio e Anna Giaufret
Assistente alla regia Beatrice Marchetti
Scene Lorenza Gioberti
Costumi Francesca Marsella
Luci ?
Produzione Teatro della Tosse e Narramondo Teatro
Con il sostegno del Conseil des arts du Canada / Canada Council for the Arts
dell’Ambasciata del Canada a Roma
dell’Università di Genova e del Dipartimento di Lingue e Culture Moderne.
SE MIA MADRE MI FACESSE A PEZZI, NESSUNO MI VERREBBE A CERCARE regia di Elena Dragonetti debutta in prima nazionale il 5 e 6 febbraio. Lo spettacolo è tratto dal romanzo canadese Et au pire, on se mariera di Sophie Bienvenu, tradotto da Sonia Fenoglio e Anna Giaufret e racconta la storia di Aïcha adolescente caotica e passionale nata e cresciuta nella difficile periferia di Montréal. La protagonista si trova catapultata in una stanza scarna e vuota di fronte ad una sconosciuta, muta interlocutrice di un dialogo che si trasforma presto in monologo, a difendersi da un’accusa che potrebbe decidere del suo futuro.
Nell’ambito di questo progetto si è scelto di dare l’opportunità a una ragazza tra i 16 e i 20 anni di essere la protagonista dello spettacolo, scelta attraverso una serie di provini. Lo spettacolo è prodotto da Narramondo Teatro in collaborazione con il Teatro della Tosse, con il sostegno del Conseil des arts du Canada, dell’Ambasciata del Canada a Roma, dell’Università di Genova e del Dipartimento di Lingue e Culture Moderne.
IL PROGETTO
Lo spettacolo, in prima nazionale, è la riduzione teatrale del romanzo “Et au pire on se mariera” di Sophie Bienvenu, francese di nascita ma canadese di adozione.
Il romanzo è stato accolto con molto entusiasmo in Canada e la traduzione italiana, appositamente pensata per questo debutto nazionale è stata curata dal Dipartimento di Lingue e Culture Moderne dell’Università di Genova con il coordinamento della Professoressa Anna Giaufret.
Lo spettacolo co-prodotto dal Teatro della Tosse e da Narramondo è stato sostenuto dal Conseil des arts du Canada / Canada Council for the Arts, dall’Ambasciata del Canada a Roma, e dall’Università di Genova e del Dipartimento di Lingue e Culture Moderne.
SINOSSI
Aïcha è un’adolescente caotica, passionale, con una sensibilità a carne viva e un bisogno di amore e di attenzione insaziabile.
Nata e cresciuta nella difficile periferia di Montréal, a 13 anni si trova catapultata in una stanza scarna e vuota di fronte ad una sconosciuta, muta interlocutrice di un dialogo che si trasforma presto in monologo, a difendersi da un’accusa che potrebbe decidere del suo futuro.
Nel suo lungo racconto si snodano gli eventi della vita che l’hanno condotta fino a questo punto.
Eventi le cui ferite faticano a sanarsi e sembrano infettare tutto quello con cui entrano in contatto.
E nonostante questo in Aïcha quello che ci colpisce e ci lascia smarriti è il candore intatto dei sentimenti, l’impulsività, la goffaggine, la franchezza, i sogni, ancora presenti, di una bambina che si è appena affacciata all’adolescenza.
Anche se le esperienze di vita le hanno chiesto di crescere prima del tempo, c’è qualcosa nel suo sentire che è rimasto impigliato in una freschezza commovente.
<A questa età, si ha la pelle viva> scrive l’autrice <O meglio non si ha pelle>
E forse è proprio questo che rappresenta Aïcha una ferita aperta, e il fatto che lei non arrivi mai del tutto a comprendere la propria sofferenza rende il suo racconto straziante.
Il bisogno di amore è talmente viscerale e l’amore, per lei, talmente sconosciuto che la sua ricerca diventa un viaggio disperato e mai pago nel tentativo di colmare vuoti incolmabili.
Da qui si scivola velocemente nel tragico epilogo.
< Non amo molto il bianco e il nero. Penso che in molti casi ci siano delle zone grigie. E avevo voglia di raccontare una storia in cui si vanno a toccare queste zone grigie. Non volevo scioccare, perché scioccare porta le persone a difendersi e a non volerne sapere più niente. Ma volevo disturbare, quello sì.> Sophie Bienvenu
LO SPETTACOLO
In scena una sola giovane attrice, in una stanza come quelle dei colloqui di un commissariato di polizia. Attorno a lei, i luoghi della sua vita, del suo vissuto, del suo immaginario.
Tutto passa attraverso gli occhi della protaginista. E’ dal suo sguardo, dal suo continuo contraddirsi, dal suo nascondersi e improvvisamente svelarsi con un candore inaspettato, che gli spettatori immaginano, vedono luoghi, conoscono gli altri protagonisti della storia, e ricostruiscono pezzo a pezzo la vicenda come in un noir psicologico.
La scrittura è tagliente e in grado di scandagliare l’animo umano nei suoi risvolti più contradditori.
Il linguaggio è talmente fedele alla realtà di Aïcha, al contensto in cui vive, e al suo sentire che abbiamo deciso di fare una scelta ardita.
Abbiamo voluto che ad abitare le parole della protagonista non fosse un’attrice ma una vera adolescente, una ragazza, giovanissima, in cui quel mondo è ancora vivo, presente, a carne viva.
Biglietti
Intero: 15 euro
Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS