Genova, dal 14 al 16 dicembre, ore 20.30 (domenica 18.30)
TU ES LIBRE
di Francesca Garolla
regia di Renzo Martinelli
con Liliana Benini, Maria Caggianelli Villani, Francesca Garolla,
Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Alberto Malanchino
suono di Giuseppe Ielasi
luci di Mattia De Pace
direzione tecnica Paolo Casati
costumi Laura Claus
progettazione scenica Teatro i
assistente alla regia Riccardo Motta
produzione Teatro i
con il sostegno di Fabulamundi Playwriting Europe – Beyond Borders? e NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo – ed. 2017/18
Création réalisée dans le cadre des Résidences de la Chartreuse de Villeneuve lez Avignon, Programme Odyssée – ACCR, avec le soutien du Ministère de la culture et de la communication, et de la Maison Antoine-Vitez
Iniziativa realizzata con il sostegno del progetto DE.MO. – Movin’Up seconda sessione 2015 e del PREMIO SPECIALE DE.MO./MOVIN’UP promossi dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane – Direzione Generale Spettacolo insieme a GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani
Testo finalista Premio Riccione per il Teatro 2017 e selezionato dalla Comédie Française tra le novità più significative della stagione 17/18
spettacolo inserito in Invito a Teatro
Tu es libre è una sconcertante riflessione sulla libertà di scelta, sulla possibilità di scegliere qualcosa che sia anche molto distante dalla nostra etica o dalla nostra morale. Protagonista è Haner, una giovane donna francese, che decide di partire per la Siria e aderire a un sistema socio-culturale totalmente diverso da quello a cui apparteniamo.
Haner non ha origini mediorientali, non è un’immigrata, non è un’emarginata, non è stata manipolata e non è pazza. Haner è una giovane donna francese che può fare, ed essere, tutto ciò che vuole. Haner è libera di scegliere, semplicemente mette in atto la propria libertà.
Una libertà che si mostra in tutta la sua violenza. Una libertà feroce, che non si fa controllare, definire o interpretare, che va oltre il valore della morte e della vita, oltre la comprensione e al di là di qualsiasi previsione.
In sette giorni, la madre, il padre, un innamorato e un’amica di Haner tentano di dare un senso alla sua storia e attraverso le loro parole la stessa autrice, in scena, cerca una possibile definizione all’improbabile, oscena, incredibile libertà di Haner.
Lo spettacolo ha due riferimenti fondamentali, uno legato alla contemporaneità e l’altro alla classicità.
Il riferimento al contemporaneo prende spunto dal cambiamento epocale – individuale, sociale, politico, economico e di pensiero – che il movimento islamico sta portando nel contesto occidentale, cambiamento che si attua sia in maniera diretta ed evidente sia soprattutto attraverso figure “secondarie”, personaggi in qualche modo insospettabili, che non ricoprono ruoli di potere né sono significativi a livello mediatico, persone qualunque che, in nome di un ideale, sacrificano se stesse e la loro vita diventando protagonisti della Storia.
Il riferimento classico è invece nell’Iliade di Omero e, in particolare, nella figura di Andromaca, che ispira il nome della protagonista. Il nome Andromaca deriva dai due termini greci ἀνήρ (uomo, combattente) e μάχη (battaglia), un nome del tutto maschile per una figura in apparenza così femminile, ed è proprio questa la sua caratteristica: Andromaca nasconde, nel suo apparente ruolo secondario, l’essenza dell’eroe tragico, la sua forza e la sua straordinaria violenza.
Andromaca, apparentemente, non ha una funzione determinante nello svolgersi degli eventi, eppure è figura necessaria alla guerra, parte nascosta ma essenziale della storia. Andromaca combatte una battaglia silenziosa ed è motore dell’azione drammatica: principio intoccabile, nodo bruciante di tensione e forza che accudisce e al contempo sprona alla guerra.
Molte sono le giovani donne occidentali che si sono unite ai fondamentalisti islamici, giovani donne che combattono una guerra che diventa la loro vita. Si parla di diverse decine di donne che sono andate a vivere nel Califfato islamico. Si tratta di un fenomeno di cui si è cominciato a parlare dopo che alcune donne occidentali sono state arrestate per reati legati alle attività terroristiche dell’IS e, ancora di più, dopo i fatti del 7 gennaio 2015 a Parigi, con la comparsa alle cronache di Hayat Boumeddiene compagna di Amedy Coulibaly. La maggior parte delle donne che si sono unite all’IS provengono da Francia e Regno Unito, ma anche da Austria, Belgio e Spagna. Non si può definirne con precisione il numero. La maggior parte di loro ha tra i 18 e i 25 anni e non provengono da famiglie particolarmente religiose.
La regia di Martinelli è impeccabile, elegante, a servizio del testo e degli attori, ben orchestrati perfino nei controscena, sotto le belle luci di Mattia De Pace (…) gli attori, tutti in parte, forti, commoventi. Il Fatto Quotidiano – Camilla Tagliabue
Tu es Libre è una delle provocazioni più intelligenti e coraggiose che si sarebbero potute produrre su un tema spinoso e doloroso come quello del terrorismo. A chi osserva l’intelligenza e il coraggio di non respingerla e sfidarsi ad affrontarla. Cultweek – Chiara Palumbo
Biglietti: 15 euro
Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS